martedì 26 luglio 2011

Swimmin' Story

Con i mondiali di nuoto in tv, vedendo le gare e i nuotatori, mi sono immaginato cosa potessero provare! L'ho immaginato e l'ho scritto! Magari non è così, o magari è così! Ma ho voluto immaginare cosa possa provare un nuotatore al suo primo mondiale! Magari uno dotato, una promessa! Spero piaccia!




«..alla corsia 4, Michele Felpi!»
La chiamata fu seguita da un piccolo coro festante! Erano i compagni di squadra che lo inneggiavano. Michele si affacciò titubante. Gli spalti intorno alla piscina erano gremiti di persone. Erano le gare mondiali del nuoto e molti andavano alla piscina olimpica a guardare i beniamini delle varie nazioni, nuotare in quella vasca di acqua e cloro. Otto bei ragazzi, degli adoni, si fronteggiavano a suon di bracciate, per vedere chi tra di loro era il più veloce a nuotare in stile libero nella distanza di 200 metri.
Michele era al primo mondiale! Erano ormai quasi 20 anni che si allenava per questa occasione! I suoi compagni l’avevano caricato al meglio. “Sei il più forte” o “Fai vedere chi sei” erano le frasi che i suoi compagni gli avevano detto.
Il giorno prima c’erano state le semifinali. Una gara mozzafiato, nonostante nessuna gara fosse stata messa in palio. Michele aveva fronteggiato il campione mondiale in carica, l’americano Jhon Swim. Non serviva vincere: sarebbero passati i primi 8 tempi, quindi bastava fare abbastanza da poter passare. Ma non si può dire a due nuotatori di fare il minimo e di non provare a battersi. Nessuno dei due spinse al massimo, ma entrambi cercarono di vincere. La spuntò Swim, ma di poco.
Oggi c’erano le finali. Michele era in 4 corsia, una corsia privilegiata, di solito data a uno dei favoriti. Le corsie centrali erano le migliori, perché permettevano al nuotatore di controllare gli avversari. Michele si avvicinò alla sedia messa davanti alla sua corsia. Iniziò a svestirsi, togliendosi la maglietta e le cuffiette collegate all’iPod che trasmetteva alla sua testa una musica rilassante e porta fortuna. Intanto, nella corsia 5, si posizionò Swim. L’americano era più sicuro di se: campione del mondo in carica, era anche una persona sicura e decisa. Michele era più un introverso, ma quando entrava in acqua diventava uno squalo.
L’acqua, la libertà del nuoto. Ogni bracciata era un passo verso il proprio Eden, il proprio Nirvana. Quando nuotava, Michele si sentiva isolato e libero di pensare ciò che voleva. I rumori fuori erano attutiti dall’acqua e dallo scrosciare delle sue bracciate. Amava poi nuotare in piscine completamente vuote, sotto il solo occhio vigile della sua istruttrice Magda Pollock, ragazza italo americana, ex giovane nuotatrice prodigio, che smise a causa di problemi di cuore. Magda lasciava Michele nuotare come voleva, dando solo il suo piano di allenamento. Michele lo svolgeva senza problemi, senza discutere, conscio che Magda aveva le idee ben chiare.
Si era allenato per due anni, nei quali aveva distrutto i record nazionali durante le qualificazioni italiane per i mondiali. Era uscito fuori dalla massa come “nuova promessa”, rendendo felice se stesso, Magda, i suoi amici e parenti e gran parte degli italiani. Ora eccolo lì, affianco al campione, in vasche estere, con i più forti del mondo.
Tutti i nuotatori si posizionarono sulle pedane, pronti al tuffo. Il cuore di Michele iniziò a battere forte. Quello era il momento che più lo metteva in soggezione: l’attesa della partenza. Prima si doveva preparare e concentrare, poi doveva solo nuotare. In quel momento, la sua testa entrava nel caos. Il suo più grande problema era l’emotività.
Bang!
Finalmente la partenza! L’impatto con l’acqua era un ottima sensazione: voleva dire che ora si doveva dare il massimo. Non pensare più a niente, se non alle parole di Magda
«Ad ogni bracciata, pensa che di fronte a te ci sia un gelato, che tu devi raggiungere! Allunga le bracciate, prendi il tuo ritmo!»
Il ritmo! Segnato da una canzone che gli iniziò a rimbombare nella testa. Una di quelle canzoni che ascoltava prima di ogni canzone. Una canzone ritmata, con una batteria veloce ed un tempo andante.
Bracciata, bracciata. Testa fuori per prendere aria e di nuovo sott’acqua. Ogni tanto il rumore del pubblico urlante arrivava alle orecchie di Michele, ma non ci faceva caso. Aveva la sua canzone in testa.
La virata rapida e un’occhiata agli avversari. Erano ai 50 metri ed erano ancora tutti vicini. Swim, però, era quello leggermente più avanti. Bene, andava bene così.
Bracciata, respiro, bracciata, respiro. I piedi che battevano dietro, nell’acqua, formando schizzi e schiuma. Ogni bracciata che tagliava il pelo dell’acqua come un coltello. Di nuovo il muretto. Di nuovo una virata. La spinta con i piedi e un po’ di calci sott’acqua. Usciti di nuovo, un occhiata agli avversari. Swim era più avanti, ma Michele era lì, alle sue spalle.
Ancora bracciate, con una cadenza ora incostante. La stanchezza iniziava a farsi sentire. Me bracciate furono più lente, meno cadenzate. La canzone nella testa diventava più lenta.
Ultima virata, ultima vasca. Swim era davanti. Altri si stavano avvicinando a Michele. Ormai sembrava una disfatta! Ma una voce nella testa dell’italiano rimbombò. La voce di Magda!
«…e ricorda: è l’ultima vasca che conta! Se gli altri ti sono davanti prima, meglio! L’importante è portarseli dietro all’ultima vasca! Guarda la fine, non pensare agli altri! Pensa solo a raggiungere il prima possibile l’altra parte della vasca!»
L’ultima vasca! Ultima di una gara importante! Un mondiale! Un oro alla propria portata! Un oro mondiale! Questi pensieri diedero forza a Michele. Le bracciate divennero più veloci, più cadenzate, più ritmate. I piedi iniziarono a battere più velocemente. Il muro si avvicinava sempre più velocemente! Era primo? Secondo? Terzo? Ultimo? Non importava! Importava solo raggiungere quel muretto prima possibile. Il tocco! La fine! Come era andata era andata!
Michele uscì dall’acqua. Sentì un boato nel palazzetto del nuoto. Intorno tutti gli altri erano arrivati, ma non sapeva l’ordine! Alzò gli occhi, verso il tabellone!
1° Jhon Swim
Non ce l’aveva fatta!
1° Michele Felpi
«Che è successo?» disse ad alto volume, senza accorgersene.
«Siamo arrivati insieme!» rispose Swim, in un italiano stentato. «Sei stato very good, ragazzo!»
Michele si avvicinò a Jhon! Era il suo avversario, ma era un amante del nuoto, come lui. Si strinsero la mano! Un oro mondiale! Condiviso col più forte del mondo! Forse era questo l’epilogo migliore!

mercoledì 20 luglio 2011

Il valore di un nano


Laren si dispose sullo scranno più vicino al caminetto. Guardò intorno a se i giovani pargoli del villaggio seduti per terra con gli occhi spalancati, pronti ad imbevere le loro menti con una saggia storia del mago. Laren smanettò in una delle miriadi di tasche segrete che aveva la sua tunica e ne trasse un pizzico di una strana polvere color porpora e la gettò nel fuoco del camino. Il fumo e le fiamme, presero vita, dando forma alle parole del suo racconto.
 
"Ricordo la storia di un nano! Thorak era il suo nome! Era un abile fabbro, tanto abile da forgiare spade quasi perfette! La sua fama crebbe a dismisura e la richiesta delle sue spade divenne sempre più numerosa. Lui continuava a fabbricare le sue spade, chino al lavoro sulla sua fucina. Martellava e scaldava il metallo, producendo spade sempre più ben bilanciate, affilate e maneggevoli. E più lavorava e più vendeva, e più vendeva e più aumentò i prezzi
Finché i prezzi non divennero troppo alti. Da allora nessuno più comprò le sue spade, ma lui continuò il suo lavoro chino sulla fucina. Produceva spade che riempivano i suoi giacimenti. Continuava a produrre spade che nessuno voleva, ma era il suo lavoro e l'unica cosa che potesse fare. Ma un giorno, colto dalla foga della forgiatura, ebbe un incidente e si ruppe una mano.
Impossibilitato a costruire altre spade, si rese conto di essere solo. Le sue uniche amiche erano le spade che giacevano inutilizzate nella sua fucina, nella sua casa, nella sua vita. Uscendo, si diresse verso il tempio più vicino. Era spaesato. Non ricordava quand'era l'ultima volta che era uscito di casa. Tutti lo guardavano come uno straniero, nonostante abitasse lì da un’intera vita.
Raggiunto il tempio, un abile sacerdote si prese cura della sua mano. Parlando un po', Thorak si presentò e il sacerdote lo riconobbe.
'Thorak, il costruttore di spade! Tutti in città hanno almeno una sua spada!’.
'Ma se tutti hanno una mia spada e tutti mi conoscono, perché quando passavo tra loro, mi guardavano come se fossi uno straniero?' chiese Thorak.
'Mio amico nano, fai un buon lavoro e ricorderanno il tuo nome! Sii generoso e ricorderanno il tuo aspetto! Fai entrambi e si ricorderanno di te!' rispose il sacerdote.
Thorak, tornando a casa, ripensò alle parole. Vedendo tutte le spade giacenti in casa sua, decise di elargirle gratuitamente a chiunque volesse. Regalò tutte le spade in giacenza e si accorse che, da quel momento, tutti lo riconobbero come un nano generoso, ma nessuno sapeva il suo nome. Nessuno gliel'aveva chiesto. Il sacerdote aveva ragione.
Tornando alla sua forgia, ormai orfana di tutte le sue spade, la riaccese e riniziò a lavorare. Per dieci giorni e dieci notti, lavorò ininterrottamente. Si costruì una corazza dura, ma flessibile, uno scudo resistente, ma leggero e una spada veloce, ma letale. Indossò il tutto e uscì. Si recò dal sacerdote e prese i voti come paladino della fede e della gente.
Da allora iniziò ad aiutare la gente. E tutti lo conoscevano e sapevano come si chiamava. E ogni notte, prima di andare a dormire, dopo aver elevato qualche ode al suo dio, si ripeteva 'Fai un buon lavoro e ricorderanno il tuo nome! Sii generoso e ricorderanno il tuo aspetto! Fai entrambi e si ricorderanno di te!'. Fu Thorak, il guerriero della luce."

lunedì 18 luglio 2011

Love/Life


Senza l'amore cambia tutto! 
Quando guardi il mondo con gli occhi da innamorato, anche una grave sconfitta passa in secondo piano!
Quando guardi il mondo senza l'amore negli occhi, anche una lieve sconfitta diventa epico!

But why?!

Sono stufo di tutto quello che di dice la società! Sono stufo di dover fare o non poter fare... solo perché me lo dice il senso della società...

Non puoi scrivere certe cose, non puoi mostrare determinati sentimenti, non puoi aprire il tuo cuore ed il tuo cervello dimostrando affetto incondizionato! Ma perché?!
Perché sei un maschio, e se lo fai, vieni etichettato come se fossi gay! 
Non ci sto! Non ci sto per due motivi! Perché non dovrebbe essere un male poter dimostrare la propria sensibilità pur essendo uomini etero (like me) e perché non dovrebbe essere considerata un offesa così grande l'essere etichettato come gay!

Non puoi essere femmina ma dire certe cose dell'ambito sessuale apertamente! Ma perché?
Perche sei femmina e, se lo fai, vieni etichettata come zoccola!
Stronzate! Perché un uomo di pari età ed esperienza sessuale viene considerato un grande, mentre una femmina è una zoccola? Siamo tutti uguali! Siamo tutti umani! Abbiamo tutti le stesse voglie e i stessi bisogni!

Non puoi provare certi sentimenti per alcune persone, non puoi fare determinate cose come giocare e divertirti. Ma perché?
Perché sei grande e quindi troppo vecchio per questo!
Non ci sto! Perché non si può negare amicizia o amore se la differenza di età è elevata! E perché non si può negare a nessuno la libertà di divertirsi come vuole (senza nuocere agli altri, ovviamente...)! Voglio giocare? Gioco! Sono grande per giocare? A quanto pare no!!

Non puoi provare affetto per determinate persone fidanzate e/o sposate, anche se il tuo affetto non va oltre l'amicizia! Ma perché?
Perché il partner è geloso e non può esistere amicizia tra uomo e donna!
Falso! Falso! Falso! L'amicizia esiste! Ed è una delle amicize più belle! Perché con una amica puoi aprire parte del cuore che con gli amici non riesci ad aprire! E poi, se voglio bene ad una persona amica, devo sentirmi libero di manifestarlo, nonostante il partner!

"Ma lo devi fare! La società vuole così! La comunità vuole così! Ascolta la coscienza collettiva!"
"Ho smesso di ascoltare chi mi dice cosa devo e non devo fare!"
"Tutti poi sparleranno di te!"
"Lasciali sparlare! Chi sparla è solo invidioso! Invidioso della mia libertà! Se una cosa mi piace, non devo sentirmi additato perché mi piace!"
"Dove vai? Non puoi andartene!"
"Scusa, ma io vado a vivere...

venerdì 15 luglio 2011

Wind of changes......

Ci sono cose che col tempo cambiano...

Cose che prima ritenevo indispensabili, col tempo hanno perso significato...
Cose che prima dicevo non avrei mai fatto, col tempo le ho fatte...
Cose che prima dicevano non sarebbero mai state mie, col tempo ora posso dire che non sono più mie...
Cose che prima erano insignificanti, col tempo hanno acquistato un enorme valore...
Cose che prima volevo ad ogni costo, col tempo le ho avute e non le ho volute più..
Cose che prima non avri mai voluto, col tempo ho iniziato a volerle, soprattutto quando le ho perse...
E queste cose (che sono fatti, oggetti, persone ed azioni), cambieranno di continuo...

"Vento di cambiamento"
 Il cambiamento è innegabile, ma non sempre porta a liete prospettive!

lunedì 11 luglio 2011

Un InCantevole grazie!!

Sono tornato!
No, non me n'ero andato! Sono tornato in modo più intrinseco!

Come avrete letto (anche se ne dubito) in questo vecchio post, ho passato (e non è finito) un brutto periodo! E questo periodo mi aveva portato ad un forte cinismo! Soprattutto, mi aveva portato a smettere di sognare!
Smettere di sognare per un sognatore è come perdere per un periodo, il respiro... vivere in apnea. Vivere senza aspettative, senza un vero scopo!

Ecco, il senso del mio "sono tornato": ho ripreso a sognare!

E per tutto questo, devo ringraziare la scuola di canto che frequento. Sì, perché InCanto, oltre ad essere una scuola, è una famiglia...

Quindi voglio dire grazie a tutta la scuola...
...per il saggio! Perché durante il saggio, le prove, la preparazione, tutti ci siamo uniti per farci forza, per tirarci su di morale! E vedere tante persone insieme farsi e farmi forza, vedere belle voci essere precedute da una forte paura del palco, mi ha dato quel brivido che mi mancava nella vita! Un brivido di divertimento, di amicizia, di comunità, di famiglia!!
...per la cena, dove tutti quanti, scaricate le emozioni del saggio, ci siamo ritrovati alla pari, alla stessa tavola, con tanto affetto!
...per i complimenti che non mi aspettavo! Non così tanti! E non determinati complimenti!
...per le uscite al karaoke, dove ci siamo divertiti insieme, come se ci conoscessimo da una vita! Soprattutto con quelle persone che ho conosciuto durante il saggio!
...per la gara, dove vedere belle voci emozionate prima della gara, vedere le stesse belle voci soddisfatte dell'esibizione (nonostante i voti popolari di parte) e vedere l'insegnante e amica piacevolmente colpita e soddisfatta dalle proprie allieve, mi ha fatto tornare forte quella scintilla che mi arde dentro che mi sprona ad emularne le gesta, diventando un insegnante di canto!
...ma soprattutto, per l'amicizia e l'affetto che mi sono sentito donare gratuitamente, persino da persone appena conosciute!
E per tutto questo, ringrazio tutta l'Associazione Culturale InCanto e, soprattutto, ringrazio Manuela, la creatrice di tutto queste che, volesse il cielo, una volta emulerò!

Un Bacio d'InCanto a tutti...
Giorgio!

PS: Spero in futuro di avere anche io una persona che mi scriva queste cose!

martedì 5 luglio 2011

Lettera a me...

Caro me piccolo,
questi giorni di grande confusione, mi hanno fatto ripensare a te! A quando sognavi il tuo futuro, a quando le uniche cose a cui pensavi erano divertirti... e la scuola! Già, la scuola! Quelle 4 mura opprimenti che ti rinchiudevano ogni mattina, obbligandoti a svegliarti presto. Mura che non vedevi l'ora di abbandonare, ma che ora io vorrei tanto ritrovare! La scuola era il nostro lavoro: la mattina, inchiodati a quel banco, mentre il pomeriggio a svolgere i compiti assegnatoci. Non era il massimo della vita, ma durante la ricreazione, si giocava.. e a casa, finiti i compiti, si aveva la giornata libera!

E' vero, non avevi le libertà che ho ora io! Niente macchina per andare dove vuoi, niente scelte su cosa fare e cosa vestire, niente programmi per le serate! Avevi i tuoi genitori che pensavano a te, a portarti in giro, a sceglierti i vestiti, a programmare le tue serate (prevalentemente a casa, con ogni tanto qualche uscita di famiglia)! Le tue libertà, però, erano quelle di divertirti senza pensieri! E' vero, non avevi scelte, ma nemmeno responsabilità... e non è forse questa la migliore delle libertà? Niente benzina da pagare, niente futuro da crearti, niente pesi sulle spalle. Tasse, bolli, niente di niente!

E l'amore? Forse non conoscevi l'amore come lo conosco ora io. Ma te conoscevi un amore diverso, un amore giovane, infantile. Ricordi quell'amichetta che ti piaceva? Quella con cui parlavi di videogiochi, col quale alle volte giocavi... Ti piaceva e ti imbarazzavi stando con lei. Ti piaceva la sua presenza, la trovavi carina e ci giocavi volentieri. Quando stavi con lei, ti sussultava il cuore. Ma era una bambina e te un bambino. Niente cuori spezzati, niente delusioni. Forse non provava le stesse cose che provavi te, ma il tuo era un amore incondizionato. Non pensavi a lei egoisticamente. La idolatravi, idealizzavi. E sognavi di stare con lei. Mentre ora, ogni scelta e ogni amore provoca delusione e/o confusione.

Insomma, eri meno consapevole del mondo che ci circonda. Eri libero di fare le tue scelte. Ma eri più innocente. Un innocenza che questo mondo ti strappa con ferocia mentre cresci. E ti accorgi di averla persa, quando è ormai troppo tardi.
Forse un giorni, caro me piccolo, ci ricontreremo, come dice quella bella canzone di Baglioni. E quando ci rincontreremo, non sarò io ad insegnarti della vita, ma lo farai te.
Un saluto, te grande!