martedì 6 settembre 2011

Storia di un mezzelfo

Questo piccolo racconto l'ho scritto come Background di un mio personaggio per Pathfinder RPG ambientato nel mondo di Eberron. Come giocatore di ruolo, mi piace farmi il personaggio creando prima la storia ed il carattere e solo poi il valori di gioco. Mi sono divertito, quindi, anche a romanzare la storia del personaggio.
In questo caso, il mio personaggio è un mezzelfo, appartenente ad un famoso casato mercantile di mezzelfi, ma ai piano infimi della stessa. E' un ranger urbano, quindi lo interpreto e gioco come un investigatore vero e proprio.
Nella storia ho voluto spiegare come fa ad essere un Medani (il casato mercantile dei mezzelfi) senza averne i privilegi. Purtroppo il testo è stato fatto come BG e scritto per chi conosce l'ambientazione, quindi, in alcune parti, poco fruibile per non conoscitori. Sono comunque disponibile a sanare qualsiasi dubbio.



«Le leggi dei Casati sono molto severe!» stava spiegando Laren d’Medani. Il carro sul quale viaggiava, l’ultimo della carovana di profughi diretta a Sharn, era occupata solo da tre viaggiatori. Laren da una parte, un signore umano dall’altra e un forgiato silenzioso in fondo. Durante quel viaggio che stava durando ormai da una settimana, il signore ed il mezzelfo avevano parlato molto.
«La famiglia è talmente allargata, che esistono vari esponenti dello stesso Casato, con lo stesso cognome, ma senza alcuna parentela diretta!» spiegava Laren, come rappresentante di uno di quei Casati, quello dei Medani «Questo ha permesso ai Casati, dopo la Guerra del Marchio, a erigere una legge universale: un membro di un Casato può sposarsi solo con un altro membro dello stesso!»
«Ma perché questa decisione?» chiese il signore «Perché se uno di voi si innamora di un’altra persona esterna, deve rinunciare a questo amore?»
«Penso che lei abbia sentito parlare dei Marchi Aberranti?» chiese Laren. Il signore annuì «La Guerra del Marchio aveva portato alla luce questi marchi pericolosi e si è data la colpa agli amori tra membri di Casati differenti! All’inizio, infatti, si decise di evitare solo matrimoni tra Casati diversi, ma il potere è sempre stato l’obiettivo numero uno di ogni Casato. Perciò hanno vietato anche matrimoni con persone esterne per non diluire troppo il “sangue”!»
«E’ una cosa triste, però!» affermò moggio il signore.
«Forse! Ma è anche il motivo del perché sono vivo!» continuò a spiegare Laren «Io sono un Medani, porto il loro cognome, ma non faccio parte del Casato! L’unico modo per me di prendere parte alle decisioni, è sposare una Medani importante. Ma un’esponente importante del Casato, non sposa il primo Medani che incontra! Devo acquisire rispetto e reputazione! Per questo non ero a Sharn durante la fine della guerra!»
«Ah, vero! La mia domanda principale era quella!» disse il signore che si era dimenticato della domanda, preso dal racconti, ma che ora era pieno di rinvigorita curiosità. «Perché un abitante di Sharn si trovava nel Thrane e ora torna a casa in una carovana di profughi?»
«Si, ci stavo arrivando!» disse Laren, visibilmente scocciato dall’interruzione «Come ho detto, il mio obiettivo primario è entrare a far parte dei piani alti del Casato e, per questo, devo farmi una reputazione che mi dia nuova luce davanti agli alti membri! Così, durante la guerra, non essendo stato mandato in guerra, ho iniziato a compiere lavori di investigazione per i privati!
«All’inizio non è stato facile: molti lavori erano banali come “ritrovare una bambina persa nel mercato” o “segui mio marito e scopri se mi tradisce”! Lavori insoddisfacenti, ma che mi hanno creato una clientela tramite il passaparola. Poi ho iniziato con lavori più seri, dal “ritrovare un oggetto rubato” allo spionaggio vero e proprio! Anche con qualche raro caso di lavoro di scorta, attratto dal mio cognome! I lavori erano comunque dati da cittadini normali o medio borghesi.
«Alla fine, 3 anni fa, ho ricevuto il mio primo lavoro importante: ho svolto un lavoro per il Casato Cannith! Non fui ingaggiato direttamente dai membri del Casato, ma fui contattato dai gestori di una loro scuola d’artificio. Il lavoro era di recuperare un artefice traditore fuggito nel Thrane! Lì l’ho scovato dopo un bel po’ di ricerche, ma non trovai un traditore: trovai un giovane artefice che aveva l’unico difetto di venerare una religione poco importante a Sharn. Il ragazzo era un fedele della Fiamma Argentea! E anche un fedele molto devoto, tanto da fuggire da Sharn e andare nel Thrane nel bel mezzo della guerra! Ormai era passato quasi un anno dal mio lavoro, quando ci fu il cataclisma che distrusse il Cyre. Per paura, rimasi lì con il ragazzo e, così, ho scoperto anche io la Fiamma. Sono diventato un loro fedele, anche se non sono così devoto e ligio ai dogmi della religione! E lì ho conosciuto Sentinella!» detto ciò, Laren indicò il forgiato che alzò lievemente la testa, guardando con i suoi spenti occhi rossi il mezzelfo.
«Così, dopo 3 anni, torno a Sharn con la nuova pace sancita dal Trattato! E porto con me un nuovo amico! Torno a casa!» Laren guardò fuori dal carro con aria melanconica.
Dopo un po’ di silenzio solenne, il signore fece una nuova domanda.
«Ma quel ragazzo che cercavi? Che fine ha fatto?»
«Che importanza ha?» rispose scocciato Laren. La sua storia era finita e la teatralità del racconto richiedeva un lungo silenzio carico di malinconia e privo di domande banali. E lui era sempre attento alla teatralità «E’ morto, ma che importa? Sono passati tre anni! Ormai neanche si ricorderanno di avermi dato questo lavoro!» disse alzandosi e affacciandosi sul retro del carro «Si avvicina l’imbrunire e tra poco cercheremo un posto dove accamparci! Scendo e cammino un po’! Vieni Sentinella!» disse saltando giù. Sentinella si alzò dirigendosi verso il retro. Ma si fermò.
«Non è morto!» disse con la sua voce inespressiva. Sentinella era un paladino della Fiamma, incline a non raccontare bugie (a quello ci pensava Laren) e non voleva lasciare quel povero signore con un’idea sbagliata della sua storia «Il mio creatore, il ragazzo che cercava, è ancora vivo! Laren è troppo pieno di se da ammettere di essere stato buono ed aver lasciato libero il ragazzo che ora ha una famiglia e una nuova vita nelle campagne del Thrane! In fondo, come ha detto lui, che importanza ha, ormai?» e detto questo, scese anche il forgiato.

Un incontro lungo un sogno

Questo racconto è preso da un sogno fatto stanotte. Le due canzoni citate nel testo sono Quel posto che non c'è e Lontra brucia dei Negramaro. Canzoni che mi sono venute in mente proprio durante il sogno. Spero che una cosa del genere, mi capiti sul serio... un giorno...








“Ehi! Ehi! Giò!!” la voce di Mauro era imponente, tanto da sovrastare i rumori della piscina dei bambini.
Giovanni era sdraiato sul suo lettino, preso nella lettura di un romanzo. Non si era nemmeno tolto la maglietta. Appena arrivava in piscina, si chiudeva nel suo libro, mentre Mauro e Caterina si divertivano. La coppia era vispa e allegra, ma entrambi conoscevano la situazione di Giovanni: quel viaggio era stato progettato per quattro persone. Due coppie. Numero pari. Non dispari.
Invece, un mese prima della partenza, il numero era passato da quattro a tre. Dopo un periodo cupo, Giovanni si era lasciato. Non volendo dividere la stanza con qualcun altro, partirono solo in tre, ma, in fondo, per Mauro e Caterina era quasi un viaggio in coppia.
“Che c’è?” chiese Giovanni al suo amico con tono scocciato. Mauro era il suo migliore amico, si conoscevano da quando avevano solo quattro anni. Era l’amicizia perfetta: spesso non si sentivano per periodi lunghi, ma, quando si rincontravano, non si accusavano di niente. Anzi, dopo periodi lunghi, avevano solo tante cose da raccontarsi. E, comunque, potevano sempre far affidamento l'uno sull'altro.
“Vieni a fare aquagym?” chiese Mauro. La richiesta aveva un secondo fine, Giovanni l’aveva capito dallo sguardo dell’amico.
“No, sto legg…”
“Vieni sbrigati!” lo interruppe Mauro, prendendolo di forza per un braccio e alzandolo dal lettino. Le persone nei lettini vicini, iniziarono a gustarsi la scena o a sbuffare per il frastuono “E levati anche questa maglietta!” continuò Mauro mentre, come un padre, levò l’indumento all’amico.
“Andiamo, venite!” disse da lontano Caterina, facendo segno con la mano da dentro la piscinetta bassa nella quale si sarebbe svolta la ginnastica acquatica.

In poco tempo, i tre si ritrovarono dentro l’acqua. Mauro e Caterina sorridevano sottecchi tra di loro. Giovanni non si spiegava ancora il perché.
Arrivò l’insegnante di aquagym. Una bella ragazza. Atletica, un bel viso incorniciato da lunghi capelli biondi. Il fisico era sensuale e sinuoso, ben fatto. Gli occhi erano dei fari azzurri. Una bella, bella ragazza… che, però, non suscitò niente in Giovanni.
Le risatine della coppia aumentarono. Giovanni iniziò a pensare che l’avevano portato lì per fargli vedere l’insegnante. Era una bella ragazza, ma non era quello che cercava Giovanni.
“Ehi, ragazzi! Io torno al lettino!” disse, sbattendo la mano sulla spalla di Mauro.
“No, no! Aspetta!” iniziò a dire Mauro, insistente “E’… è che ti volevamo far conoscere una ragazza!”
“Sì, l'ho capito! Ma non mi piace!” disse Giovanni.
“Ma come fai a dirlo se…” Giò non ascoltò le parole di Mauro e si voltò per dirigersi verso le scalette.
STONK!
Girandosi di scatto, quasi ad occhi chiusi, Giovanni non si accorse che, poco dietro di se, vi era qualcun'altro. Cadde un attimo in acqua, ma la piscina era bassa e non si fece troppo male. Si asciugò il viso e aprì gli occhi.
“Ehi, scusa!” disse una voce dolce femminile. Giovanni la guardò. Era una ragazza non tanto alta, con capelli corti neri e due occhi grandi e scuri. Le guance un po’ pronunciate, il corpo non scultorio come l’insegnante… ma furono il viso gentile e lo sguardo dolce che colpirono Giovanni, anche più della botta ricevuta. Il ragazzo rimase a fissarla e lei arrossì.
“Giò, lei è Linda!” disse Mauro, sorridendo.

Più tardi, Giovanni e Linda si ritrovarono (spinti da Caterina e Mauro) sotto la pineta del campeggio. C’erano i giochi per i bambini, ma ora erano vuoti. I due camminavano, scambiando poche timide parole. Giovanni aveva le mani nelle tasche del costume e le spalle alte, mentre linda camminava con le mani raccolte dietro la schiena, guardando in alto.
“Il tuo amico mi ha detto che sei stato lasciato da poco!” disse Linda, rompendo il ghiaccio.
“NO! No… cioè, sì! In realtà sì!” Giovanni era tutto rosso. Per la prima volta non aveva pensato alla sua ex.
“Anche io sono stata lasciata! Ma un bel po’ di tempo fa!” continuò Linda
“Ah, mi dispiace!” riuscì a dire soltanto il ragazzo. Tornò il silenzio. Giovanni aveva tante domande da fare, ma la sua dannata insicurezza lo lasciava muto.
D’un tratto, una musica. Una canzone di un gruppo italiano, molto famoso. Una canzone poco conosciuta di uno dei loro vecchi CD. Una canzone che Giovanni amava tanto… ma a suonarla era il cellulare di Linda. Il ragazzo la guardò, spalancando gli occhi.
“Scusa!” disse lei, mentre tirava fuori il cellulare dalla tasca.
…chi l'avrebbe detto prima che io un giorno sarei andato dietro a te…” Giovanni iniziò a canticchiare la canzone. Studiava canto ed era anche parecchio bravo, ma era troppo timido e non si vantava in giro della sua voce... sbagliando. Non era mai stato il tipo per intraprendere la carriera del cantante famoso. A lui piaceva solo fare musica, suonare, cantare... e, ultimamente, anche insegnare.
Linda rimase sbalordita. Amava quella canzone e Giò la conosceva. In più, la cantava. Rimase incantata dalla voce del ragazzo. Non rispose alla chiamata e lasciò la canzone andare avanti. Voleva continuare a sentirlo. Giovanni chiuse gli occhi e continuò
…e vorrei amarti poi senza, senza nemmeno conoscerti e intanto Londra brucia intorno a noi…
La chiamata terminò. Si alzò un leggero vento e alcune foglie di un faggio lì vicino iniziarono a cadere. Erano lì, insieme. Attorno a loro, le foglie rosse “fuoco” volteggiavano. Si guardavano. E si piacevano. Chi l’avrebbe mai detto? La canzone era capitata nel momento giusto, sbloccando la situazione di imbarazzo. E sbloccando anche i loro pensieri. Entrambi avevano capito: erano degli estranei, ma volevano conoscersi. E la paura di lasciarsi troppo andare, col rischio di soffrire, svanì.
Non era attrazione fisica. Entrambi erano abbastanza sensibili da non cadere sul banale. La loro attrazione era strana, diversa, proveniente da qualcosa di più profondo. La ragazza non era la forse più bella del mondo, ma, in quel momento, per Giò lo era. Lei aveva un’aura di dolcezza che riusciva a sciogliere la sua scorza di timidezza. Anche Linda non era una superficiale, ma la voce del ragazzo le aveva riacceso nell’animo una scintilla ormai spenta da qualche anno.
Non era attrazione fisica. Non era sesso. La loro era voglia di dolcezza reciproca. Voglia di affetto. Voglia di un abbraccio.
Si abbracciarono, mentre una folata di vento li investì. Passò meno di un minuto, ma per loro quella folata e quell’abbraccio durarono un’eternità. Mentre si allentarono la presa, Linda diede d’istinto un bacio sulla guancia di Giovanni. Rimasero abbracciati, guardandosi occhi negli occhi.
…Occhi dentro occhi e prova a dirmi se…” cantò Giovanni. Era un’altra canzone dello stesso gruppo. Linda sorrise. Poi tornarono seri. Ci fu un po’ di silenzio. Silenzio in cui Giovanni pensò a tante domande da farle e tante belle frasi da dirle. Ma non riuscì.
“Vorrei dirti tante cose, ma non ci riesco…” disse, improvvisamente. Linda sorrise, ma non disse niente. Continuarono a guardarsi, occhi negli occhi.
“Ti prego, continua!” chiese lei con un alito di voce.
Con un colpetto di tosse, Giò si schiarì la voce e poi continuò la canzone iniziata prima.
...potessi trattenere il fiato prima di pensare avessi le parole quelle grandi per poterti circondare di quello che di me bellezza in fondo poi non è…
Continuò, cantando tutto il resto della canzone. Sul finale ci fu un’altra folata di vento che investì i ragazzi, quasi accarezzandoli. I due si guardarono negli occhi. Quelli di Linda erano lucidi. Quelli di Giovanni erano persi nell’anima della ragazza. Era un momento magico. Il silenzio che c'era tra loro era riempito dal battito dei loro cuori. Entrambi cedettero. E ci fu un bacio. Non un bacio sensuale, non un bacio con la lingua. Un normale bacio a stampo, labbra contro labbra, bocca contro bocca. Dolce e lungo, a sostituzione di tutte le parole inutili e banali che avrebbero potuto dire. Parole che avrebbero reso sciapo quel momento. Parole che era inutile dire. Soprattutto in quel momento. Soprattutto ora.

E poi mi svegliai…

martedì 2 agosto 2011

Il mondo dei dannati #1

Questa storia la scrissi tempo fa qui sul blog per "pubblicizzare" i vampiri del gioco di ruolo Mondo di Tenebra. Ma la storia che mi era venuta, mi piaceva. Così ho deciso di riprenderla, sistemarla e, perché no, cambiarla! Sto cambiando la storia e, soprattutto, rivedendo le castronerie che avevo scritto sia storicamente, che grammaticamente. Ovviamente, la storia si distacchera da quella scritta tempo fa! Chissa che non ne verrà qualcosa di carino o, comunque, ben accetto!



L'ABBRACCIO
Improvvisamente ripresi i sensi. Mi ritrovai sdraiato su un altare di marmo. La sua superficie era gelida. Lo percepivo, ma non rabbrividivo. La sensazione di freddo era ridondante nella mia testa, eppure risultava una percezione ovattata, quasi lontana. Aprii gli occhi. Come immaginavo, la stanza intorno a me era buia, ma mi sorpresi quando riuscii a distinguere il soffitto e i numerosi drappi di velluto rosso che lo adornavano. Non mi servì guardare, però, per capire che ero nudo. Il contatto della mia carne direttamente con il marmo era palese Nonostante questa mia consapevolezza, non ne ero per niente turbato. Non fraintendetemi, non stavo male senza vestiti. Solo che ero sempre stato un uomo pudico, che odiava anche solo girare nudo per casa dove vivevo da solo.
Mi alzai, perché il piano dov’ero sdraiato e iniziavo a sentire dolori alle spalle. O almeno, sapevo che dovevo provare dolore, ero abituato. Avevo sempre patito grandi dolori di schiena, soprattutto quando dormivo scomodo. Quando fui ormai seduto, mi accorsi di non provare nessun dolore. Solo un eco di quello che una volta era il mio solito dolore.
«Ben ‘risvegliato’, Fratello!» La voce rimbombò nella stanza in modo innaturale. Mi guardai attorno. La stanza era ottagonale, completamente buia. Non vi erano fonti di luce, ne finestre dalla quale potesse filtrare la luce della luna. Eppure vedevo. Vedevo i sette scranni che si trovavano su sette dei lati della stanza, dove vi erano sedute 7 figure incappucciate e ammantate di una lunga tunica. Non feci caso alla cadenza col quale la voce aveva sottolineato la parola “risvegliato”. Me ne accorsi solo più avanti.
«Alzati!» ordinò gentilmente una voce femminile. Lo feci. Mi ritrovai lì, completamente nudo, con 7 sconosciuti fermi a fissarmi nel buio. Sapevo che riuscivano a guardarmi come ci riuscivo io. Sapevo che riuscivano a fendere le tenebre con i loro sguardi, proprio come potevo fare io.
«Sento freddo!» dissi! Era vero! Non sentivo di certo il freddo che può sentire un mortale! La mia era più una percezione del freddo, della quale rimanevo distaccato ed indifferente. Una delle figure incappucciate si alzò. Aveva in mano dei vestiti: un paio di jeans e una maglietta viola con scritte nere. Mi parve di riconoscerle, ma non rimasi a chiedermi il perché. Li indossai e basta.
Una volta vestito, vi furono alcuni minuti di silenzio innaturale. I sette individui mi guardavano e io guardavo loro!
«Qualcuno si prende la briga di dirmi chi sono e cosa sta succedendo?» chiesi scocciato. Quella situazione mi innervosiva. In più, stavo diventando conscio di non ricordare chi fossi. E la cosa aggiungeva inquietudine al mio nervosismo. Sentii i sette parlottare, come se fossero sorpresi nel sapere che non sapevo chi fossi.
«Davvero non ricordi chi sei?» mi chiese una voce maschile più roca della solita.
«Ehi, secondo voi ve l’avrei chiesto se lo sapessi?» chiesi scorbuticamente in tutta risposta «Perché sono qua? Chi siete voi? E che mi avete fatto?» quest’ultima domanda non fu tanto strana. Pur non sapendo cosa facessi là, sapevo di non essere normale. Sapevo che mi era successo cosa. Solo che non mi era chiaro cosa fosse.
«Sei stato Abbracciato dalla nostra comunità!» Questa volta notai il tono che soppesava la parola abbracciato.
«Che significa?» continuai a chiedere.
«Significa che sei morto!» disse uno dei sette, alzandosi e portando indietro il cappuccio. Era un uomo sulla quarantina. Probabilmente di origine ispanica, vista la carnagione scura e i lineamenti. Ma nonostante il colore scuro, la sua pelle sembrava fatta di chiaro marmo ed emanava un’aura di bellezza strana. I capelli erano lunghi dietro la schiena e sembravano fatti di seta pura. Ma la particolarità maggiore era degli occhi: avevano una forma innaturale, aliena. La pupilla era grande, l’iride era di un colore quasi fluorescente con lineamenti neri sull’esterno. Ma soprattutto, sembravano scrutarti all’interno e spulciare la tua anima. L’uomo si avvicinò lentamente. La cadenza era costante, quasi come se si avvicinasse fluttuando. La sua aura di misticismo mi trattenne di fare altre osservazioni pungenti e mi fece capire che quel ce diceva non era falso. Ma come potevo essere morto?
«Sei morto nel corpo, ma vivo nell’anima! Un’anima dannata ormai, come lo è la mia e quella di tutti i presenti!» l’uomo indicò i presenti. Poi continuò a fissarmi con l’aria impassibile. Feci altrettanto «Per te è iniziato un requiem che suonerà in eterno! Benvenuto fra noi Fratello Vampiro!»

martedì 26 luglio 2011

Swimmin' Story

Con i mondiali di nuoto in tv, vedendo le gare e i nuotatori, mi sono immaginato cosa potessero provare! L'ho immaginato e l'ho scritto! Magari non è così, o magari è così! Ma ho voluto immaginare cosa possa provare un nuotatore al suo primo mondiale! Magari uno dotato, una promessa! Spero piaccia!




«..alla corsia 4, Michele Felpi!»
La chiamata fu seguita da un piccolo coro festante! Erano i compagni di squadra che lo inneggiavano. Michele si affacciò titubante. Gli spalti intorno alla piscina erano gremiti di persone. Erano le gare mondiali del nuoto e molti andavano alla piscina olimpica a guardare i beniamini delle varie nazioni, nuotare in quella vasca di acqua e cloro. Otto bei ragazzi, degli adoni, si fronteggiavano a suon di bracciate, per vedere chi tra di loro era il più veloce a nuotare in stile libero nella distanza di 200 metri.
Michele era al primo mondiale! Erano ormai quasi 20 anni che si allenava per questa occasione! I suoi compagni l’avevano caricato al meglio. “Sei il più forte” o “Fai vedere chi sei” erano le frasi che i suoi compagni gli avevano detto.
Il giorno prima c’erano state le semifinali. Una gara mozzafiato, nonostante nessuna gara fosse stata messa in palio. Michele aveva fronteggiato il campione mondiale in carica, l’americano Jhon Swim. Non serviva vincere: sarebbero passati i primi 8 tempi, quindi bastava fare abbastanza da poter passare. Ma non si può dire a due nuotatori di fare il minimo e di non provare a battersi. Nessuno dei due spinse al massimo, ma entrambi cercarono di vincere. La spuntò Swim, ma di poco.
Oggi c’erano le finali. Michele era in 4 corsia, una corsia privilegiata, di solito data a uno dei favoriti. Le corsie centrali erano le migliori, perché permettevano al nuotatore di controllare gli avversari. Michele si avvicinò alla sedia messa davanti alla sua corsia. Iniziò a svestirsi, togliendosi la maglietta e le cuffiette collegate all’iPod che trasmetteva alla sua testa una musica rilassante e porta fortuna. Intanto, nella corsia 5, si posizionò Swim. L’americano era più sicuro di se: campione del mondo in carica, era anche una persona sicura e decisa. Michele era più un introverso, ma quando entrava in acqua diventava uno squalo.
L’acqua, la libertà del nuoto. Ogni bracciata era un passo verso il proprio Eden, il proprio Nirvana. Quando nuotava, Michele si sentiva isolato e libero di pensare ciò che voleva. I rumori fuori erano attutiti dall’acqua e dallo scrosciare delle sue bracciate. Amava poi nuotare in piscine completamente vuote, sotto il solo occhio vigile della sua istruttrice Magda Pollock, ragazza italo americana, ex giovane nuotatrice prodigio, che smise a causa di problemi di cuore. Magda lasciava Michele nuotare come voleva, dando solo il suo piano di allenamento. Michele lo svolgeva senza problemi, senza discutere, conscio che Magda aveva le idee ben chiare.
Si era allenato per due anni, nei quali aveva distrutto i record nazionali durante le qualificazioni italiane per i mondiali. Era uscito fuori dalla massa come “nuova promessa”, rendendo felice se stesso, Magda, i suoi amici e parenti e gran parte degli italiani. Ora eccolo lì, affianco al campione, in vasche estere, con i più forti del mondo.
Tutti i nuotatori si posizionarono sulle pedane, pronti al tuffo. Il cuore di Michele iniziò a battere forte. Quello era il momento che più lo metteva in soggezione: l’attesa della partenza. Prima si doveva preparare e concentrare, poi doveva solo nuotare. In quel momento, la sua testa entrava nel caos. Il suo più grande problema era l’emotività.
Bang!
Finalmente la partenza! L’impatto con l’acqua era un ottima sensazione: voleva dire che ora si doveva dare il massimo. Non pensare più a niente, se non alle parole di Magda
«Ad ogni bracciata, pensa che di fronte a te ci sia un gelato, che tu devi raggiungere! Allunga le bracciate, prendi il tuo ritmo!»
Il ritmo! Segnato da una canzone che gli iniziò a rimbombare nella testa. Una di quelle canzoni che ascoltava prima di ogni canzone. Una canzone ritmata, con una batteria veloce ed un tempo andante.
Bracciata, bracciata. Testa fuori per prendere aria e di nuovo sott’acqua. Ogni tanto il rumore del pubblico urlante arrivava alle orecchie di Michele, ma non ci faceva caso. Aveva la sua canzone in testa.
La virata rapida e un’occhiata agli avversari. Erano ai 50 metri ed erano ancora tutti vicini. Swim, però, era quello leggermente più avanti. Bene, andava bene così.
Bracciata, respiro, bracciata, respiro. I piedi che battevano dietro, nell’acqua, formando schizzi e schiuma. Ogni bracciata che tagliava il pelo dell’acqua come un coltello. Di nuovo il muretto. Di nuovo una virata. La spinta con i piedi e un po’ di calci sott’acqua. Usciti di nuovo, un occhiata agli avversari. Swim era più avanti, ma Michele era lì, alle sue spalle.
Ancora bracciate, con una cadenza ora incostante. La stanchezza iniziava a farsi sentire. Me bracciate furono più lente, meno cadenzate. La canzone nella testa diventava più lenta.
Ultima virata, ultima vasca. Swim era davanti. Altri si stavano avvicinando a Michele. Ormai sembrava una disfatta! Ma una voce nella testa dell’italiano rimbombò. La voce di Magda!
«…e ricorda: è l’ultima vasca che conta! Se gli altri ti sono davanti prima, meglio! L’importante è portarseli dietro all’ultima vasca! Guarda la fine, non pensare agli altri! Pensa solo a raggiungere il prima possibile l’altra parte della vasca!»
L’ultima vasca! Ultima di una gara importante! Un mondiale! Un oro alla propria portata! Un oro mondiale! Questi pensieri diedero forza a Michele. Le bracciate divennero più veloci, più cadenzate, più ritmate. I piedi iniziarono a battere più velocemente. Il muro si avvicinava sempre più velocemente! Era primo? Secondo? Terzo? Ultimo? Non importava! Importava solo raggiungere quel muretto prima possibile. Il tocco! La fine! Come era andata era andata!
Michele uscì dall’acqua. Sentì un boato nel palazzetto del nuoto. Intorno tutti gli altri erano arrivati, ma non sapeva l’ordine! Alzò gli occhi, verso il tabellone!
1° Jhon Swim
Non ce l’aveva fatta!
1° Michele Felpi
«Che è successo?» disse ad alto volume, senza accorgersene.
«Siamo arrivati insieme!» rispose Swim, in un italiano stentato. «Sei stato very good, ragazzo!»
Michele si avvicinò a Jhon! Era il suo avversario, ma era un amante del nuoto, come lui. Si strinsero la mano! Un oro mondiale! Condiviso col più forte del mondo! Forse era questo l’epilogo migliore!

mercoledì 20 luglio 2011

Il valore di un nano


Laren si dispose sullo scranno più vicino al caminetto. Guardò intorno a se i giovani pargoli del villaggio seduti per terra con gli occhi spalancati, pronti ad imbevere le loro menti con una saggia storia del mago. Laren smanettò in una delle miriadi di tasche segrete che aveva la sua tunica e ne trasse un pizzico di una strana polvere color porpora e la gettò nel fuoco del camino. Il fumo e le fiamme, presero vita, dando forma alle parole del suo racconto.
 
"Ricordo la storia di un nano! Thorak era il suo nome! Era un abile fabbro, tanto abile da forgiare spade quasi perfette! La sua fama crebbe a dismisura e la richiesta delle sue spade divenne sempre più numerosa. Lui continuava a fabbricare le sue spade, chino al lavoro sulla sua fucina. Martellava e scaldava il metallo, producendo spade sempre più ben bilanciate, affilate e maneggevoli. E più lavorava e più vendeva, e più vendeva e più aumentò i prezzi
Finché i prezzi non divennero troppo alti. Da allora nessuno più comprò le sue spade, ma lui continuò il suo lavoro chino sulla fucina. Produceva spade che riempivano i suoi giacimenti. Continuava a produrre spade che nessuno voleva, ma era il suo lavoro e l'unica cosa che potesse fare. Ma un giorno, colto dalla foga della forgiatura, ebbe un incidente e si ruppe una mano.
Impossibilitato a costruire altre spade, si rese conto di essere solo. Le sue uniche amiche erano le spade che giacevano inutilizzate nella sua fucina, nella sua casa, nella sua vita. Uscendo, si diresse verso il tempio più vicino. Era spaesato. Non ricordava quand'era l'ultima volta che era uscito di casa. Tutti lo guardavano come uno straniero, nonostante abitasse lì da un’intera vita.
Raggiunto il tempio, un abile sacerdote si prese cura della sua mano. Parlando un po', Thorak si presentò e il sacerdote lo riconobbe.
'Thorak, il costruttore di spade! Tutti in città hanno almeno una sua spada!’.
'Ma se tutti hanno una mia spada e tutti mi conoscono, perché quando passavo tra loro, mi guardavano come se fossi uno straniero?' chiese Thorak.
'Mio amico nano, fai un buon lavoro e ricorderanno il tuo nome! Sii generoso e ricorderanno il tuo aspetto! Fai entrambi e si ricorderanno di te!' rispose il sacerdote.
Thorak, tornando a casa, ripensò alle parole. Vedendo tutte le spade giacenti in casa sua, decise di elargirle gratuitamente a chiunque volesse. Regalò tutte le spade in giacenza e si accorse che, da quel momento, tutti lo riconobbero come un nano generoso, ma nessuno sapeva il suo nome. Nessuno gliel'aveva chiesto. Il sacerdote aveva ragione.
Tornando alla sua forgia, ormai orfana di tutte le sue spade, la riaccese e riniziò a lavorare. Per dieci giorni e dieci notti, lavorò ininterrottamente. Si costruì una corazza dura, ma flessibile, uno scudo resistente, ma leggero e una spada veloce, ma letale. Indossò il tutto e uscì. Si recò dal sacerdote e prese i voti come paladino della fede e della gente.
Da allora iniziò ad aiutare la gente. E tutti lo conoscevano e sapevano come si chiamava. E ogni notte, prima di andare a dormire, dopo aver elevato qualche ode al suo dio, si ripeteva 'Fai un buon lavoro e ricorderanno il tuo nome! Sii generoso e ricorderanno il tuo aspetto! Fai entrambi e si ricorderanno di te!'. Fu Thorak, il guerriero della luce."

lunedì 18 luglio 2011

Love/Life


Senza l'amore cambia tutto! 
Quando guardi il mondo con gli occhi da innamorato, anche una grave sconfitta passa in secondo piano!
Quando guardi il mondo senza l'amore negli occhi, anche una lieve sconfitta diventa epico!

But why?!

Sono stufo di tutto quello che di dice la società! Sono stufo di dover fare o non poter fare... solo perché me lo dice il senso della società...

Non puoi scrivere certe cose, non puoi mostrare determinati sentimenti, non puoi aprire il tuo cuore ed il tuo cervello dimostrando affetto incondizionato! Ma perché?!
Perché sei un maschio, e se lo fai, vieni etichettato come se fossi gay! 
Non ci sto! Non ci sto per due motivi! Perché non dovrebbe essere un male poter dimostrare la propria sensibilità pur essendo uomini etero (like me) e perché non dovrebbe essere considerata un offesa così grande l'essere etichettato come gay!

Non puoi essere femmina ma dire certe cose dell'ambito sessuale apertamente! Ma perché?
Perche sei femmina e, se lo fai, vieni etichettata come zoccola!
Stronzate! Perché un uomo di pari età ed esperienza sessuale viene considerato un grande, mentre una femmina è una zoccola? Siamo tutti uguali! Siamo tutti umani! Abbiamo tutti le stesse voglie e i stessi bisogni!

Non puoi provare certi sentimenti per alcune persone, non puoi fare determinate cose come giocare e divertirti. Ma perché?
Perché sei grande e quindi troppo vecchio per questo!
Non ci sto! Perché non si può negare amicizia o amore se la differenza di età è elevata! E perché non si può negare a nessuno la libertà di divertirsi come vuole (senza nuocere agli altri, ovviamente...)! Voglio giocare? Gioco! Sono grande per giocare? A quanto pare no!!

Non puoi provare affetto per determinate persone fidanzate e/o sposate, anche se il tuo affetto non va oltre l'amicizia! Ma perché?
Perché il partner è geloso e non può esistere amicizia tra uomo e donna!
Falso! Falso! Falso! L'amicizia esiste! Ed è una delle amicize più belle! Perché con una amica puoi aprire parte del cuore che con gli amici non riesci ad aprire! E poi, se voglio bene ad una persona amica, devo sentirmi libero di manifestarlo, nonostante il partner!

"Ma lo devi fare! La società vuole così! La comunità vuole così! Ascolta la coscienza collettiva!"
"Ho smesso di ascoltare chi mi dice cosa devo e non devo fare!"
"Tutti poi sparleranno di te!"
"Lasciali sparlare! Chi sparla è solo invidioso! Invidioso della mia libertà! Se una cosa mi piace, non devo sentirmi additato perché mi piace!"
"Dove vai? Non puoi andartene!"
"Scusa, ma io vado a vivere...

venerdì 15 luglio 2011

Wind of changes......

Ci sono cose che col tempo cambiano...

Cose che prima ritenevo indispensabili, col tempo hanno perso significato...
Cose che prima dicevo non avrei mai fatto, col tempo le ho fatte...
Cose che prima dicevano non sarebbero mai state mie, col tempo ora posso dire che non sono più mie...
Cose che prima erano insignificanti, col tempo hanno acquistato un enorme valore...
Cose che prima volevo ad ogni costo, col tempo le ho avute e non le ho volute più..
Cose che prima non avri mai voluto, col tempo ho iniziato a volerle, soprattutto quando le ho perse...
E queste cose (che sono fatti, oggetti, persone ed azioni), cambieranno di continuo...

"Vento di cambiamento"
 Il cambiamento è innegabile, ma non sempre porta a liete prospettive!

lunedì 11 luglio 2011

Un InCantevole grazie!!

Sono tornato!
No, non me n'ero andato! Sono tornato in modo più intrinseco!

Come avrete letto (anche se ne dubito) in questo vecchio post, ho passato (e non è finito) un brutto periodo! E questo periodo mi aveva portato ad un forte cinismo! Soprattutto, mi aveva portato a smettere di sognare!
Smettere di sognare per un sognatore è come perdere per un periodo, il respiro... vivere in apnea. Vivere senza aspettative, senza un vero scopo!

Ecco, il senso del mio "sono tornato": ho ripreso a sognare!

E per tutto questo, devo ringraziare la scuola di canto che frequento. Sì, perché InCanto, oltre ad essere una scuola, è una famiglia...

Quindi voglio dire grazie a tutta la scuola...
...per il saggio! Perché durante il saggio, le prove, la preparazione, tutti ci siamo uniti per farci forza, per tirarci su di morale! E vedere tante persone insieme farsi e farmi forza, vedere belle voci essere precedute da una forte paura del palco, mi ha dato quel brivido che mi mancava nella vita! Un brivido di divertimento, di amicizia, di comunità, di famiglia!!
...per la cena, dove tutti quanti, scaricate le emozioni del saggio, ci siamo ritrovati alla pari, alla stessa tavola, con tanto affetto!
...per i complimenti che non mi aspettavo! Non così tanti! E non determinati complimenti!
...per le uscite al karaoke, dove ci siamo divertiti insieme, come se ci conoscessimo da una vita! Soprattutto con quelle persone che ho conosciuto durante il saggio!
...per la gara, dove vedere belle voci emozionate prima della gara, vedere le stesse belle voci soddisfatte dell'esibizione (nonostante i voti popolari di parte) e vedere l'insegnante e amica piacevolmente colpita e soddisfatta dalle proprie allieve, mi ha fatto tornare forte quella scintilla che mi arde dentro che mi sprona ad emularne le gesta, diventando un insegnante di canto!
...ma soprattutto, per l'amicizia e l'affetto che mi sono sentito donare gratuitamente, persino da persone appena conosciute!
E per tutto questo, ringrazio tutta l'Associazione Culturale InCanto e, soprattutto, ringrazio Manuela, la creatrice di tutto queste che, volesse il cielo, una volta emulerò!

Un Bacio d'InCanto a tutti...
Giorgio!

PS: Spero in futuro di avere anche io una persona che mi scriva queste cose!

martedì 5 luglio 2011

Lettera a me...

Caro me piccolo,
questi giorni di grande confusione, mi hanno fatto ripensare a te! A quando sognavi il tuo futuro, a quando le uniche cose a cui pensavi erano divertirti... e la scuola! Già, la scuola! Quelle 4 mura opprimenti che ti rinchiudevano ogni mattina, obbligandoti a svegliarti presto. Mura che non vedevi l'ora di abbandonare, ma che ora io vorrei tanto ritrovare! La scuola era il nostro lavoro: la mattina, inchiodati a quel banco, mentre il pomeriggio a svolgere i compiti assegnatoci. Non era il massimo della vita, ma durante la ricreazione, si giocava.. e a casa, finiti i compiti, si aveva la giornata libera!

E' vero, non avevi le libertà che ho ora io! Niente macchina per andare dove vuoi, niente scelte su cosa fare e cosa vestire, niente programmi per le serate! Avevi i tuoi genitori che pensavano a te, a portarti in giro, a sceglierti i vestiti, a programmare le tue serate (prevalentemente a casa, con ogni tanto qualche uscita di famiglia)! Le tue libertà, però, erano quelle di divertirti senza pensieri! E' vero, non avevi scelte, ma nemmeno responsabilità... e non è forse questa la migliore delle libertà? Niente benzina da pagare, niente futuro da crearti, niente pesi sulle spalle. Tasse, bolli, niente di niente!

E l'amore? Forse non conoscevi l'amore come lo conosco ora io. Ma te conoscevi un amore diverso, un amore giovane, infantile. Ricordi quell'amichetta che ti piaceva? Quella con cui parlavi di videogiochi, col quale alle volte giocavi... Ti piaceva e ti imbarazzavi stando con lei. Ti piaceva la sua presenza, la trovavi carina e ci giocavi volentieri. Quando stavi con lei, ti sussultava il cuore. Ma era una bambina e te un bambino. Niente cuori spezzati, niente delusioni. Forse non provava le stesse cose che provavi te, ma il tuo era un amore incondizionato. Non pensavi a lei egoisticamente. La idolatravi, idealizzavi. E sognavi di stare con lei. Mentre ora, ogni scelta e ogni amore provoca delusione e/o confusione.

Insomma, eri meno consapevole del mondo che ci circonda. Eri libero di fare le tue scelte. Ma eri più innocente. Un innocenza che questo mondo ti strappa con ferocia mentre cresci. E ti accorgi di averla persa, quando è ormai troppo tardi.
Forse un giorni, caro me piccolo, ci ricontreremo, come dice quella bella canzone di Baglioni. E quando ci rincontreremo, non sarò io ad insegnarti della vita, ma lo farai te.
Un saluto, te grande!

giovedì 30 giugno 2011

Un inizio...

Una delle cose più belle della vita, è assistere all'inizio di un'altra vita. Se poi quella vita è tua parente, la cosa aumenta di bellezza... Aumenterebbe se fosse tuo figlio, ma lì ancora non ci sono arrivato.
Cinque giorni fa, è nato il mio nipotino! Finché sapevo che mia cognata aspettava un bambino, ero felice... mentre vedevo la pancia crescere e il tempo accorciarsi, ero felice... ma quando l'altro giorno l'ho visto respirare, l'ho toccato, ho annusato l'odore di neonato... sono impazzito!!

Quel piccolo scricciolo di uomo! Talmente piccolo da potergli coprire petto e addome con una sola mano! Talmente piccolo che le coscette e i braccetti sembrano dei giocattoli!
E pensi che quel piccolo omino in miniatura, crescera, diventando bambino, adolescente e poi adulto. Ognuno lo immagina in un modo differente... chi lo vorrebbe un ottimo lavoratore, chi un artista, magari ballerino... alla fine i sogni da realizzare saranno quelli che avrà lui stesso...
Ma, sapete che c'è? lasciatemi sognare e dire BELLO DE ZIO!!!!!

venerdì 17 giugno 2011

Se avete problemi, sono qui ad ascoltarli e consigliarvi... Ma non prendete esempio da me, perché sono l'unica persona che non riesco a consigliare...

C'è una cosa che tutti possiamo dire, in un certo senso!
Tutti notiamo i problemi o difetti altrui e ci sentiamo di poter consigliare, ma non notiamo i nostri e, se li notiamo, non sappiamo affrontarli.
Quante volte ti è capitato di parlare con una persona con un problema e dare degli ottimi consigli? Si ti è capitato! Ma quando poi ti sei ritrovato te stesso in un problema simile? Ecco! E' proprio questo il punto.
Io sono forse un eccesso di questo...
Mi capita di avere molti amici che si sfogano con me! Diciamo che ispiro! Anche perché mi è capitato anche di sconosciuti incontrati su internet che, dopo nemmeno 1 ora di chiacchierata in chat, si confidavano con me! Credo sia patologico, dovrei andare da un blablaologo (cit. Scrubs).
E la cosa che fa continuare gli altri a confidarsi con me e chiedermi consigli, pare che sia la mia capacità di essere imparziale... o almeno questo mi hanno detto! Perché, anche se è una disputa tra un amico e uno sconosciuto, riesco ad essere imparziale e dare una veduta neutrale sulla cosa! E se ad aver sbagliato è l'amico, non ci penso due volte a dirlo! E pare (sempre a detta altrui) che i miei consigli siano spesso e volentieri quelli giusti. E pare che la mia specializzazione sia i "piccoli problemi di cuore".
Ma la mia patologia è ancor più grave! Mi ritrovo a fare da spalla su cui piangere ad amici lasciati da poco, proprio quando anche io sono stato lasciato da poco. E, invece di piangere a vicenda e farci coraggio da soli, sono io quello che tira su l'altro/a, facendo coraggio, dando opinioni e suggerendo come affrontare determinate situazioni... ma anche io sono nelle loro stesse situazioni e mi faccio i stessi problemi. E perché riesco a consigliare il modo migliore di affrontare le cose, ma non riesco io stesso ad affrontarle in tale modo?
Perché siamo così! Riusciamo a dare consigli, ma non riusciamo a seguirli! Anche il miglior confidente, deve aver bisogno di un proprio confidente! Nessuno è autosufficiente in queste situazioni!
Per quanto mi riguarda, continuerò a fare da spalla e dare consigli, sperando, però, di non essere preso come esempio, perché sono veramente incapace nei problemi che mi riguardano.

giovedì 9 giugno 2011

Assassin's Creed Revelations........ cosa ci si può aspettare?

Ormai da qualche mese, la Ubisoft ha annunciato il quarto capitolo del loro gioco Assassin's Creed... anche se evitano ancora di chiamarlo Assassin's Creed 4. Infatti, come è successo per il terzo, anche questo gioco è uno spin-off del secondo. Ancora una volta, il giocatore vestirà i panni di Ezio Auditore, forse per un attaccamento al personaggio ben fatto, forse per una sorta di volontà di spiegare il più possibile le vicende che ci sono dietro l'assassino fiorentino, o frese (probabilmente) per mancanza di idee per un nuovo personaggio. Non si sa, in realtà... si suppone. Ma cosa ci aspettiamo da questo nuovo gioco? Prima di tutto, facciamo qualche passo indietro e rivediamo i giochi già editi della serie.

ASSASSIN'S CREED

Venne questo trailer agli occhi di noi giocatori e l'attesa fu grande (e una buona delusione ci fu quando scopristi che la balestra non era tra le armi selezionabili). Ti venne regalato dalla tua ragazza dell'epoca che ti aveva sentito dire "deve essere un bel gioco"... e ci giochi! Ti aspetti un personaggio principale degli anni 1000, invece ti ritrovi nei giorni nostri! Incontri così Desmond, che ha l'unico pregio di fare da tramite tra degli scienziati e il suo antenato Altair, grazie ad un macchinario che fa rivivere i ricordi intrinsechi nel dna di un antenato di Desmond.
Vivi così le gesta di Altair. Ti trovi in città come Gerusalemme o Acri, a combattere con i templari. Gli assassini sono una società segreta tipica del medioriente, nati dalla trasformazione di Ashashin, cioè consumatori di Ashis. Ma questo lo sai te per interesse personale.
Il gioco va avanti fluido e un po ripetitivo. Ti vengono dati degli obiettivi da uccidere, te parti, cerchi più informazioni possibili sull'obiettivo facendo mini-missioni, ti cimenti anche nel salvataggio di alcuni cittadini per farteli amici, e poi uccidi l'obiettivo, più o meno furtivamente. Alla fine, però, la cosa si risolve in modi arcani: il tuo capo si scopre il "cattivo di turno", che prende un oggetto fantasmagorico quale la Mela dell'Eden per comandare a bacchetta la città degli assassini. Altair, però, non si lascia comandare e non vede in questo dominio mentale la libertà alla quale auspicava. Così combatte col suo capo. Lo batte, ma perde la mela.
Sembra che era la mela che cercavano questi scienziati che lasciano Desmond nelle sue stanze con molte domande... come i giocatori.
Il gioco era divertente anche se monotono. I combattimenti erano più o meno tutti uguali, ma divertenti, mentre le uccisioni furtive diventavano, col lungo andare, sempre più complicate, visto il tuo crescere di livello da famigerato col tempo.

Il gioco lasciò molte domande (soprattutto perché, alla fine, potevi continuare a guidare Desmond in una stanza piena di segni strani che non si capivano), ma voci di problemi alla Ubisoft crearono scompensi nel chi aspettava risposte... ma venne la luce...

ASSASSIN'S CREED 2

Il gioco inizia con la fuga di Desmond e una delle scienziate Lucy dal laboratorio dove si svolgeva tutto il primo gioco. La società si era già scoperto che era dei Templari e che Lucy aveva possibili agganci con gli Assassini e qui si ha la riconferma. I due fuggono e si vanno a nascondere insieme ad altri due Assassini. E Desmond viene ributtato nell'Animus (l'attrezzo per vedere il passato degli avi di una persona), ma stavolta con una scusa diversa: mentre prima doveva seguire le orme di Altair per scoprire l'ubicazione della Mela dell'Eden, ora doveva seguire le orme di Ezio Auditore per imparare le arti d'assassino per l'effetto osmosi (don't ask, please)...
Così, ti ritrovi a vivere le gesta di Ezio per Firenze, Monteriggioni, Forlì e Venezia. Prima alla ricerca di vendetta verso i templari che hanno ucciso padre e fratelli, poi, però, Ezio si ritrova nella grande guerra tra Assassini e Templari.
Alla fine dei giochi, si ritrova al vaticano, in possesso della Mela dell'Eden, con l'intento di uccidere il papa, tale Borgia, membro dei Templari. Qui scopre che esistono altri oggetti dell'eden, di cui il bastone, in possesso del papa. Bastone e mela si scopre aprino, insieme, un luogo all'interno di San Pietro. Qui Ezio parla con un'entità che spiega che il mondo sta per finire e che Desmond lo deve salvare... proprio così, Desmond. L'entità (che si presenta con tanti nomi, scegliendo quello di Minerva), parla a Desmond attraverso Ezio.
Con un "giochino" extra, si scopre la storia di Adamo ed Eva che scappano con la mela da un mondo tecnologico. A quanto pare, tra le vare nozioni che si hanno tra minigiochi e entità, prima della storia conosciuta, c'era una civiltà di esseri superiori e di uomini, loro servi fedeli. Solo che ci fu un cataclisma che indebolì le entità e gli uomini vollero una rivalsa. Loro decisero di lasciare il mondo agli uomini, ma ora sanno che c'è un nuovo pericolo... e sapete quando pare sia questo pericolo? Il 21/12/2012... si, la data fatidica... su questa scelta, no comment...
In pratica, Desmond ora sa che deve cercare i templi delle altre entità (o divinità), ma non fa in tempo a capacitarsene, che, insieme a Lucy e gli altri, devono fuggire dal loro nascondiglio per l'arrivo dei Templari. Giusto il tempo di vedere le cose che ha imparato dal suo antenato, e via verso nuovi lidi...
Per quanto riguarda il gioco, i combattimenti diventano molto più eccitanti e spettacolari e le possibilità di uccisioni furtive aumenta. In più, il livello di famigerato (stile GTA) da una sorta di incentivo in più nell'uccidere furtivamente. Le missioni sono varie e le locazioni molto ben messe. I personaggi che fanno da contorno, diventano ben caratterizzati e anche sia Ezio che Desmond godono di più carattere e personalizzazione (basti pensare che spesso Ezio lo si vede senza cappuccio, mentre Altair non si vede mai in viso). In più, pare che Altair sia diventato il vero gran maestro degli assassini che ha rimodellato il clan dopo le sue esperienze.

ASSASSIN'S CREED: BROTHERHOOD

Brotherhood è il primo spin-off. Si impersonifica ancora Ezio, dopo gli accadimenti di AC2. Questo perché la mela utilizzata per aprire il passaggio verso l'entità, ha in se le locazioni dei vari templi, ma non si sa dove si trova. A saperlo è Ezio, ma per scoprirlo devono seguire le sue gesta a Roma. Si, perché il gioco inizia con Ezio che ha appeso le lame celate al chiodo e si da alla bella vita. Ma i Borgia sono in agguato e distruggono i suoi possedimenti. Così Ezio riparte per finire quello che aveva lasciato: uccidere il papa. E dove farlo se non a Roma? Ok, l'idea è buona... il fatto che Ezio diventi il gran maestro degli assassini di Roma e che quindi abbia al suo servizio altri assassini, si integra bene nel gioco, caratterizzandolo... e i tipi di uccisione aumentano a dismisura, diventando ancora più coreografico... e, inoltre, si vede finalmente la balestra, vista nel trailer del primo gioco, ma mai utilizzata prima d'ora.
Ma il gioco diventa ripetitivo e stantio. Il papa è la, ma non lo colpisce... bisogna aspettare... ma cosa? Non si è mai aspettato anni per uccidere qualcuno. Poi arriva il finale che risulta confusionario e inconcludente. Ezio non uccide il papa, ma è il fratello di questo a farlo. Un altro Borgia. Succede un po' di panico, Ezio riprende la Mela dell'Eden, altro panico e Borgia scappa. Ci si ritrova in un altro posto, in Spagna, ancora panico, poi lo scontro con il Borgia. Fine. Fischi in sala.
E la mela? Ezio la porta in un tempio sotto una chiesa raggiungibile attraverso un passaggio sotto il Colosseo. Arriviamo nel vivo? Forse... Interpretando Desmond, inizi a zompettare per il Colosseo, poi per un passaggio, poi in una chiesa e infine a questo strano tempio iper tecnologico (?). Qui, mentre zompetti, l'entità appare per dirti delle frasi sul passato, sul perché se n'erano andati lasciando gli umani, su che succede al mondo, eccetera... discorsi che, zompettando con un tempo limite, non segui più di tanto. Alla fine, arrivi alla mela. Questa prende il controllo di Desmond e blocca il tempo. L'entità spiega al ragazzo che deve salvare il mondo, ma si deve liberare da un male che affligge il suo futuro e lo spinge, col dominio mentale, ad uccidere Lucy. Poi sviene. Fine. Fischi in sala.
Ah, il giochino alternativo che spiega il continuo scontro nella storia tra Assassini e Templari, arriva a far incrociare Desmond con il soggetto 16, un altro assassino che subì le ricerce dei templari con l'animus, fino ad impazzire completamente e, pare, sia un altro parente di Desmond e di Ezio che aiuterà il suo successore nella lotta contro i templari tramite l'animus... pur essendo costui morto da tempo... mmh...


Ok, questa spiegazione un po confusionaria e veloce, magari vi ha impicciato le idee, ma è comunque il risultato dei terzo gioco. Per carità, l'idea di un passato dimenticato ti ha sempre intrigato, ma dall'ultimo gioco non è che tu ne sia uscito entusiasta. I conflitti, però, sono interessanti, soprattutto quelli tenuti segreti (anche se fittizzi, ovviamente...).
Comunque, tornando a noi. Dopo 2 giochi in 2 anni ed il mezzo tonfo del secondo (ovvero terzo totale), pensavi che, per avere il quarto gioco, avresti aspettato un bel po'... ti sbagliavi! E te ne sei accorto alla visione di ciò:

Diciamolo: il video è figo! Ma lo era anche quello di Brotherhood, quindi non fa testo! L'idea non è male: la riscoperta da parte di Ezio delle sue radici e della storia di Altair, rivisitandone i luoghi! Poi, la vista di un Ezio così vecchio, ti rende partecipe della crescita del personaggio (avendolo vissuto da quando ne aveva 17 circa...)! Ma non sai veramente cosa aspettarti!
Con Brotherhood le tue aspettative erano alte e sono state abbattute. Ora con Revelations le tue aspettatie rasentano il suolo... ma speri comunque di sbagliarti e di ricrederti...
Speriamo che il gioco meriti i soldi che ci spenderai! E che il prossimo gioco sia veramente, come annunciano, un VERO terzo capitolo. Staremo a vedere.

mercoledì 8 giugno 2011

A Roma per lavoro...

Oggi sei stato a Roma centro per lavoro... ma c'eri stato pure ieri e per lo stesso lavoro... ma le due esperienze sono risultate diametralmente opposte!
Il lavoro consisteva ne fare un paio di file (anche corte) per ritirare dei documenti a nome di altri... semplice e sbrigativo... un lavoro di 10 minuti o poco più.

Ieri, però, venivi da un'altra uscita infruttuosa (al comune di Formello... odiosi iter inutili). Sei partito con la macchina conscio di ben 4 luoghi per parcheggiare. Ma non ti aspettavi una manifestazione dei tassisti proprio su uno di quei 4 parcheggi... ne che i vigili, per motivi di "ordine pubblico", chiudessero un altro dei parcheggi oltre che a gran parte dei posti adiacenti alle vie limitrofe. Così, ti sei ritrovato insieme ad altri 10 vetture, alla grande corsa al parcheggio...

...le facce erano più o meno così!

e, dopo 1 ora e mezza circa, con l'avvicinarso della chiusura dell'ufficio, hai disertato! Uscita non del tutto infruttuosa, grazie all'aumento del tuo bagaglio di imprecazioni e ad un nuovo spiccato odio per i tassisti manifestanti... non tutti, solo quelli presenti ieri!

Oggi, invece, ci sei andato con un altro spirito... e altro mezzo! Informato sugli spostamenti di tua madre, sapendo che "passava di là", ne hai approfittato, programmando il ritorno coi mezzi. Niente ricerca sfrenata del parcheggio e una breve passeggiata da dove sei stato scaricato fino all'ufficio in questione! Mettendoci poi la bellezza di Roma, questa uscita è stata rilassante e comunicativa.

...trasformando il tuo volto così!

Nemmeno lo sbraitare inutile ed insensato del solito "insofferente alle file degli uffici" ti hanno scalfito... e quando sei uscito, hai ancora saziato i tuoi occhi con le bellezze di Roma!

Certo, il treno aveva il condizionatore settato alla temperatura "inverno particolarmente rigido della Groenlandia" ed i pinguini seduti vicino a te erano casinari, ma questa è un'altra storia...

...ma intanto, per rendere l'idea...

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sabato 4 giugno 2011

Spiegatevi e non date nulla per scontato!!!!!

Ormai sei stufo di discutere su questo argomento con tutti e tutte... soprattutto "tutte"...
Qui lo dici e non lo neghi... il "Devi capirlo da solo!" è una stronzata colossale...
Supponiamo che ci sia un rapporto tra due persone... che sia amore, flirt, amicizia o quant'altro! Se esiste questo rapporto, vuol dire che entrambe le persone si vogliono bene (in diversi livelli) tra loro! E, il volersi bene, presuppone che entrambi non vorrebbero mai ferirsi a vicenda!
Ora, può capitare che una delle due persone possa far male all'altra senza volerlo! E senza volerlo, vuol dire innocentemente, senza nessun intento di far male l'altra persona! Se succede, la persona non è consapevole di far male! E' quindi normale che non arrivi al motivo del "male"! Quindi non spiegarlo è una cazzata! Se non ha fatto male volontariamente, come fa a capire cosa ha fatto male se non era suo intento? A questo punto, l'altra persona dovrebbe spiegare il motivo del male ricevuto... cosa le ha fatto male! Perché questo? Perché solo così l'altra persona potrà apprendere cosa ha fatto di male e risolvere, rimediare e imparare a non farlo più...
Certo, l'altra persona può provare ad intuirlo... e se capisce, vuol dire che la cosa è enormemente plateale (esempio, dire "assomigli a tua madre", quando la suddetta madre è venuta a mancare da poco), ma spesso quello che fa male è una cosa alla quale non si è pensato, perché, per quanto un rapporto possa essere stretto, non sai mai al 100% cosa pensa l'altra persona!

L'esempio più plateale della cosa? I miei genitori stanno insieme da più di 40 anni e questo soprattutto perché, quando uno dei due se la prende per qualcosa, lo spiega all'altro! Così risolvono la cosa insieme...