giovedì 31 marzo 2011

Storia di un Dannato #4

Nemici


Quella sera andai in un locale notturno con Akim. Nemmeno 5 minuti dopo, aveva già abbordato due ragazze e preso un privet. La stanzetta del privet era piccola e senza finestre, con tre grosi divani che prendevano tutti e tre i lati della stanza senza porte. Su quei divanetti, ci ritrovammo con le due ragazze avvinghiate. Akim era a suo agio! Io no! Mi sentivo in colpa per quello che avremmo fatto alle ragazze. Iniziò per primo Akim. La ragazza che stava con me non se ne accorse nemmeno. Allora mi nutrii pure io e le lasciammo lì, svenute, con meno sangue di prima... non si sarebbero ricordate niente e noi avevamo placato la bestia.
Dopo la serata, decisi di andare finalmente nel mio vecchio appartamento. Vista la viciananza dal locale, decisi di andare a piedi, da solo. Salutai Akim e mi incamminai verso casa.
Camminando, mi inoltrai all'interno di un mercato stabile. Vi erano decine e decine di bancarelle chiuse e nessuna anima viva... letteralmente! O almeno così credevo!
Mentre camminai, sentii discutere animatamente. Decisi di dare un'occhiata. Mi avvicinai verso la voce e vidi 2 persone parlare. Uno era ben vestito, con un cappotto marrone lungo e una ventiquattrore ai suoi piedi, l'altro era un punk-boy, vestito di pelle, calvo e pieno di piercing e tatuaggi. Quando arrivai, riuscii a sentire le parole del ragazzo punk.
"I soldi sono tutti qua! Ora tira fuori la merce!"
"E dentro la valigetta!" disse l'uomo vestito bene "Prendila, è tutta tua!"
Il ragazzo punk si chinò verso la valigetta in modo famelico e se la prese in braccio. Guardò l'uomo davanti a se con sospetto. L'altro rimaneva troppo calmo! Poi, però, decise di aprire la valigetta. Ci fu uno sbuffo bianco che, alla distanza a cui stavo, mi procurò una forte nausea. Il ragazzo punk, invece, rimase immobilizzato, completamente. Lasciando cadere la valigetta.
"Che cazzo mi hai fatto?" chiese il ragazzo punk. I suoi occhi erano spalancati.
"Mi dispiace, mi caro 'succhiasangue'!" la voce dell'uomo divenne, d'un tratto, colma di disgusto. La cosa più strana, però, fu che non mi ero accorto dei loro odori. In effetti, il ragazzo era un vampiro, mentre l'altro sembrava umano. Ma aveva qualcosa che non andava.
"Quello che hai inalato è una polvere alchemica paralizzante!" continuò a dire l'uomo "Sai che vuol dire questo? LO SAI?!?!" urlò
"N-no, non lo s-so!" rispose, ora preoccupato e balbettante, il ragazzo "T-ti, prego! No-no ucci-cidermi!" dalle orbite del punk, iniziarono a lacrimare sangue. Sembrava disperato.
"Ahahahah!" rise l'uomo ben vestito, con una risata isterica e raggelante. Aveva qualcosa di macabro nella sua voce "Mi dispiace, ma non posso soddisfare il tuo desiderio!" detto questo, gli posò una mano sulla faccia e disse "Saluta mio padre all'inferno!" e iniziò a recitare una strana nenia dalle parole sconosciute, arcane. Non sapevo cosa stava dicendo, ma era chiaro che non c'era niente di buono nelle sue parole e che era meglio per me correre. Ma ero bloccato, immobilizzato. Le mani invisibili della paura e della curiosità mi trattenevano sul posto.
Poi, il terrore! La nenia terminò proprio mentre, da dove era la mano dell'uomo, uscirono delle fiamme. Il ragazzo iniziò a prendere fuoco. Le fiamme erano stranamente gialle e luminose. Iniziò a consumarsi come un foglio di carta si consuma col fuoco. In pochi interminabili secondi, del ragazzo non rimase nient'altro che un mucchietto di cenere.
Fu allora che la presa della curiosità mi lasciò e che le mani invisibili della paura iniziarono a spingermi via. Fu allora che mi voltai e scappai. Corsi a più non posso. Vantaggio della morte è la mancanza di stanchezza. Sentivo il dolore alle gambe e sul petto, ma continuavo a correre, spinto dalla paura. Arrivai nell'edificio dov'era il mio appartamento ed entrai di corsa, chiudendo subito la porta, poi salii le scale verso la mia stanza e feci lo stesso.
Chiusi tutte le finestre con le persiane, evitando di far entrare qualsiasi forma di luce. Chiusi il portone d'ingresso a chiave! Chiusi anche la prota della mia stanza. E rimasi lì. Era evidente: i vampiri avevano dei nemici. Ero in continuo rischio di vita... anzi, di morte!
Rimasi li tutto il giorno e il giorno seguente. Non ne uscii per tutta la notte. Non ne vedevo il motivo. Ma poi, la seconda notte, mi arrivò un sms. 'La coterie si riunisce, cerca di esserci. Akim.'... dovevo uscire! Ma avrei avuto il coraggio di uscire?


Ecco i link delle parti precedenti:
Parte 1
Parte 2
Parte 3

mercoledì 30 marzo 2011

Trovarmi descritto in poche parole

Io di solito alle cose tipo "Personalità dei mesi di nascita" o "Difetto per ogni segno zodiacale" o "Un animale albanese marzupiale per ogni minuto del primo orgasmo amore"...Spesso chi li fa è una persona normale che mette le cose che gli capitano... magari si baserà sulla media degli amici di ogni segno o di un piccolo contributo del carattere vero del segno, ma è comunque una persona normale!

Poi, però, capitano quelle volte che incontri quel gruppo che magari ha trovato questa differenzazione da qualche parte... Entri comunque con la curiosità, ma già portato a non crederci... Ma poi ti rileggi, rileggi te stesso descritto in poche righe... E rimani sbalordito...
Si, rimani sbalordito perché non sono solo la maggior parte delle cose ad essere giuste, ma TUTTE! In pratica, ti ritrovi descritto.

A me è capitato QUI dove, al mese di Dicembre (il mio), ho ritrovato la mia descrizione spicciola... Andiamo a vedere nel particolare:


~ Dicembre.
. Generosi. (non è per un senso vanesio, ma, in fondo, è vero... quante volte ho pagato benzina e fatto giri di peppe per uscire senza chiedere nemmeno una lira agli amici? Quante volte mi sono stati chiesti passaggi, aiuti, eccetera e non ho rinnegato? Va beh, avete capito... andiamo avanti...)
. Gli piace scherzare e ricevere scherzi. (Beh, a volte sono un po' cacacazzi... sano stimolo nel scherzare e dare fastidio)
. Impazienti. (Vero, verissimo... Non ho mai avuto taaanta pazienza... Disegni, compiti, eccetera... sono sempre cose che devo finire in poco tempo, o lascio perdere... Anche se, quando faccio una cosa mettendoci del tempo, sono più soddisfatto)
. Affidabili. (questo lo lascio dire agli amici... i quali, mi dicono tutto e si sfogano con me... anche persone che mi vedono 2 o 3 volte si ritrovano a sfogarsi con me... vorrà dire che ispiro fiducia)
. Divertenti e sempre simpatici. (quante volte ho fatto ridere gli amici... diciamo che mi piace il sorriso della gente altrui...)
. Adorano essere circondati dalle persone. (vero... odio i lunghi periodi di solitudine... ma mi basta anche una persona vicino... persona amica o altro...)
. Gli piace ricevere attenzioni. (non voglio essere il centro dell'attenzione, il primo della lista... ma voglio costantemente la mia dose di attenzione... odio più passare inosservato... soprattutto alle persone più care...)
. Non tendono al malumore. (Sorrido alle brutte cose... vado avanti per la mia strada col sorriso... e spesso, anche quando sto male, mi ritrovo a tirare su gli altri... anche se a volte ho i miei crolli... e anche se qualcuno sa quando sto male, dal tipo del mio sorriso...)
. Hanno personalità. (oddio... ho la mia... non è imponente, ma si fa valere, a volte... questo lo lascio dire agli altri...)
. Non sono egoisti. (tutt'altro... per fortuna... e anche purtroppo)
. Buon senso dell’umorismo. (forse troppo...)
. Logici. (beh, che dire? tutto deve avere una logica... da uno spostamento, ad un fatto, a un problema... la logica mi ha sempre aiutato parecchio)
. Buoni amanti (ehm... ecco, arrossisco... non lo so... forse... non dovete chiederlo a me)
. Solari (Si... Sempre... certo, c'è chi vede in me la tristezza anche quando cerco di mascherarla.. poi, quando non sono triste, sono solare)
. Un po impulsivi (Ecco, l'unica cosa che avrei tolto è qui... e sarebbe "un po"... oddio, su alcune cose sono troppo riflessivo, ma quella è paura.. per il resto, sono molto impulsivo... soprattutto sugli affari di cuore...)

Beh, vi invito a controllare il vostro mese e a vedere se anche a voi, come a me, ha dato piena compatibilità...

martedì 29 marzo 2011

Come un castello di carta...

Chi appare forte davanti alle difficoltà, non vuol dire che non soffra o che non senta niente. Se affronti le giornate col sorriso, non vuol dire che ti va tutto bene...

Anche te ti ritrovi in questi brutti momenti e li affronti con forza e decisione. Sei anche bravo in questo, tanto che, per la gente, stai bene... Addirittura spesso sei te a consolare gli altri per lo stesso problema che affronti te stesso!

Le "frasi fatte" si sprecano. Quelle classiche, tipo "si va avanti" o "ci sono tanti pesci nell'oceano"... Vere, vere tutte... in fondo, bisogna andare avanti.
Quindi crei il tuo castello di sentimenti. Un castello che possa sorreggerti, che punti all'infinito. Che punti al futuro...

Ma poi ti accorgi che questo castello è di carta... e che basta una frase, una foto o qualsiasi altra cosa, per farla cadere... come se fosse una folata di vento.
E ti senti cadere nell'oblio della frustrazione, della tristezza e della depressione.

E ti rialzi... sarà per le spinte e per le prese degli amici... sarà perchè forse la frase, foto o altro non era una cosa seria... sarà perché la 'folata' era solo mentale... sarà perché forse sei forte davvero... e ti rialzi, sempre e comunque!

Per alcune persone che ti conoscono bene, poi, non hai segreti e sanno come stai realmente. Ma con quelle non avrai mai problemi...

lunedì 28 marzo 2011

Storia di un Dannato #3

Fuori di Notte


Passai 3 giorni senza mai uscire dalla stanza dell'Abbraccio. Con me rimase Markus, che mi spiegò quello che dovevo sapere della mia nuova forma. Anche la ragazza rimase, anche se spesso usciva per procurarci cibo o per affari suoi personali.
In fondo sapevo già cos'era un vampiro. La letteratura antica e moderna è piena di cenni su vampiri e dannati simili. Solo che non tutto è realtà. In quei tre giorni, Markus mi spiegò cosa era mito, leggenda e cosa era reale. Mi fece piacere subito sapere di non essere repellente all'acqua, oltre che a simboli sacri (quale la croce) e aglio. Anche il paletto mi fu spiegato che non era così mortale come si diceva. Le capacità di trasformarci in pipistrelli o fumo? Una capacità di pochi dannati... probabilmente non mia! Cibo, bevande e quant'altro non erano più indispensabili, ma ciò non toglieva che potessi comunque affogarmi in questi piaceri.
Ma la cosa che meno mi rese felice, è la verità sul sole. Niente vampiri luccicanti: i dannati reali erano, sono e sempre saranno repellenti alla luce del sole. Il solo esporsi avrebbe potuto procurare il totale cancellamento della nostra dannata esistenza.
Ci volle in realtà poco a spiegare questo. Il resto fu solo accettazione di quello che mi aspettava. Girare di notte, senza mai più vedere il sole se non in foto o in TV (o eventualmente su internet)... Odiavo questa dannazione, ma ogni volta che mi investiva l'odio, mi riveniva in mente il motivo della mia scelta.

Passati i tre giorni, decisi di andare al mio appartamento. Mi era stata spiegata l'importanza del Rifugio, luogo del torpore delle ore diurne. Ero deciso d'andare nella mia casa e sistemarla per il giorno. Mi poteva servire tutta la notte, quindi partii presto, quando la notte era ancora giovane.
Il primo contatto con le altre persone fu traumatico. Mi sentivo come un mostro, sentivo di poter far ribrezzo... ma, soprattutto, mi sentivo impacciato. In mezzo ad un gruppo di persone ero come un bambino goloso a dieta in mezzo a tanti cioccolatini: tentato, ma deciso a resistere.
Cercai di passare nelle stradine più defilate. Sfortunatamente era sabato notte e molti ragazzi erano in giro a fare baldoria, riempiendo tutti gli anfratti cittadini. Tentazione per tentazione, decisi di prendere un taxi. Ero refrattario a questa scelta, perché un autista vivente così vicino poteva farmi cedere, ma ormai avevo notato che anche soltato passeggiare era una continua tentazione.
Ne fermai uno ed entrai. Non sentii niente... nessun odore seducente. L'autista c'era, ma attirava la mia Bestia.
"Se-sei un Fratello?" chiesi balbettando. L'autista mi guardò dallo specchietto e mi sorrise, mostrandomi i canini. Era un sì.
"Dove vuoi andare, amico?" mi chiese, poi. Diedi la via e lui partì. Dallo specchieto vidi le vie che conoscevo a menadito. Ma erano diverse: tristi e spaventose. Quelle strande che frequentavo di giorno, vedendo la gente camminare, sentendo il calore della luce del sole... ora erano strade buie, piene di quelle che noi chiamiamo "vacche"... e sarebbe stato così per sempre... e un sempre molto più lungo di una vita!
"Sembri nuovo! Appena arrivato o appena 'abbracciato'?" chiese l'autista, interrompendo i miei pensieri.
"E' la mia p-prima notte in giro!" risposo. Avevo i nervi a fior di pelle e la mia voce ne risentiva.
"Mi sembrava! Come ti trovi nei tuoi nuovi panni?" mi chiese, non seppi rispondere. Feci un cenno alzando le spalle quando ero sicuro mi vedesse dallo specchietto.
"Eheh, scommetto che nemmeno in vita sei mai stato un estroverso!" iniziò a dire. Tipico dei tassisti parlare molto... anche quelli morti "Io mi chiamo Akim! Sono nato come schiavo nel 1578, ma mi sono liberato dallo schiavismo nel 1601, con l'Abbraccio! Da allora bazzico queste parti!"
"1578?" rimasi sbalordito. In effetti non avevo chiesto l'anno di nascita a Markus o alla ragazza, ma lo stato di vampiro permetteva di vivere per molti anni e era egoista pensare che non ci fosse nessuno di così 'vecchio'.
"Ehi, proprio sai poco, vero?" disse l'autista ridendo "Se ti va, puoi unirti alla mia Coterie!" quasi anticipando la mia domanda successiva, Akim continuò a spiegare "Noi vampiri siamo esseri ambigui! Siamo dei predatori assetati di sangue e, per questo, solitari. Siamo diffidenti per natura proprio per questo e tendiamo ad isolarci. Ma, allo stesso tempo, siamo anche umani, quindi tendenti a raggrupparci. Questa sarà per te una lotta interiore che durerà in eterno e ti troverai sempre a scegliere prima la solitudine, poi il gruppo, eccetera... Per Coterie, tra Dannati, intendiamo un gruppo di predatori che si spalleggiano. Una sorta di compromesso tra le due cose. Ognuno è solitario, ma può contare sullo spalleggiamento degli altri membri della Coterie. E' un nuovo ideale di 'gruppo' e, ovviamente, ciò fa storcere il naso ai pezzi grossi della nostra società!" prese una pausa, poi mi chiese "Vuoi far parte della nostra Coterie?"
Il discorso fatto da Akim aveva un grosso senso. Markus e la sua combriccola avevano l'aria di pezzi grossi e per questo pensai di non essere stato informato di questa Coterie. Markus, comunque, mi aveva accennato che sarei stato spesso solo, ma solo ora avevo pienamente l'idea di cosa mi aspettava. Ero un vampiro e sarei stato spesso voglioso di solitudine... ma lo ero ancora da poco, e la mia parte umana aveva ancora il sopravvento. La Coterie era un modo per imparare contando su qualcuno. Accettai la proposta con grande esultanza di Akim.
"Perfetto!! Ora la nostra Coterie può vantare ben 5 membri! Per festeggiare, ti porto con me! Andiamo a bere qualcosa... anzi, 'qualcuno'!"

Evoluzione dello spettatore del cinema


C'era una volta in cui credevi che al cinema valesse la pena di vedere solo film con effetti speciali. Film con grandi paesaggi che solo al cinema, col maxi schermo, potevi goderti. Film come Iron Man, dove il robbottone che volava aveva un fascino superlativo nella grafica del cinema. Film come il Signore degli Anelli, dove maxi schermo e dolby sorround, ti rendevano partecipe della storia. Film come la Mummia, dove riuscivi ad immaginarti la mummia e gli scarabei camminarti sul corpo.
Si, c'erano film che valeva la pena vedere al cinema.

Poi, grazie a Tele+, Stream o Sky... o anche con lo streaming (spinto da amici o ragazze), ti sei ritrovato con bei film che, al cinema, non saresti mai andato a vedere. Film come Io & Marley, dove hai pianto per tutto il finale. Film come Neverland... vedi film precedente. Film come il più vecchio Il profumo del mosto selvatico, una delle più belle storie romantiche che hai visto.
Film come questi non meriterebbero i tuoi soldi? Si, per questo ti compri i DVD originali. Ma la tua idea di film da vedere al cinema non è cambiata... ancora.

Capita poi che vai al cinema con degli amici. Ci sono tanti film, alcuni anche carini, ma non sono film che vedresti al cinema. Allora, insieme agli amici, trovi Shoot'em Up, un film di sparatorie tutte cariche di effetti speciali. Scegliete quello... c'è anche la Bellucci... ne hai sentito parlare... sembra carino... sembrava...
Uno schifo colossale. Una storia senza piedi, sparatorie sparse a ca##o di cane, la Bellucci che se ne esce con frasi in un napoletano improbabile. Cattivo ignobilmente cattivo, buono ignobilmente rozzo, storia ignobilmente accatastata in malo modo.
[Il film ve lo consiglio da vedere, scaricato con gli amici... tanto per farvi un paio di risate!]

Allora ti chiedi, "Perché non ho dato i miei 7 euro di biglietto ad altri film meno scenici, ma migliori?"... Te lo chiedi, ma non prendi decisioni.
Soprtattutto perché poi ti fidanzi. Da allora, quando andrai al cinema, potrai scegliere 1 film su 3. Gli altri due li sceglierà lei (e se sarai fortunato, saranno film che vuoi vedere anche te) e ne potrai scegliere solo 1 di tua iniziativa. Per questo, continuerai a scegliere film pieni di effetti (ma molto più selettivo).

Ma poi arriva il momento della prova del 9... Vai al cinema con amici. Ci sono alcuni film (non tantissimi, però). Ci sono vari film, e devi scegliere quale vedere.
C'è Dylan Dog, film carico di effetti, sparatorie e atmosfera... ma un film dove è stato ignobilmente trafugato il buon nome dell'investigatore dell'occulto tanto caro ai lettori (prettamente italiani). Oppure c'è Il Rito, sempre carico di effetti e atmosfera, ma horror. Infine c'è Nessuno mi può giudicare, film commedia italiana, con artisti italiani, di cui Raul Bova e Paola Cortellesi. Sembra una storia carina e divertente, ma vale i tuoi 7 euro?
Decidi di sì... decidi di dare i tuoi 7 euro di biglietto al cinema italiano in crisi. Decidi di dare i tuoi 7 euro ad un film senza effetti speciali, film dove il dobly sorround e il maxi schermo non danno molto di più di un semplice televisore casalingo. Ma scopri di dare i tuoi 7 euro ad una commedia brillante ed intelligente, con una storia magari a tratti scontata... dove ti immagini alcuni particolari, ma si scopre comunque una storia brillante, con battute divertenti miste ad una storia tristemente romantica.

Allora la tua idea cambia!
I tuoi 7 euro faranno parte degli incassi di un film e quindi li darai a film che vale la pena premiare. Per questo, sei contenti che i tuoi soldi siano andati a Nessuno mi può giudicare... e Dylan Dog te lo vedi in streaming (citazione Bigio).

venerdì 25 marzo 2011

La gente che odio di più.... Scritta in un momento di rabbia!


Dopo tanta esperienza, capita che pensi alle varie arrabbiature che hai avuto e capisci che odi 3 tipi di persone su di tutte... I presuntuosi, gli incompetenti e gli "sordi".

Per i primi, i presuntuosi, non senti di salvare nessuno... Chi si sente superiore, è insopportabile... Ma i peggiori sono quelli che si sentono superiori pur non essendolo! Si, quelli che vengono da te per lavoro, te (che quel lavoro lo fai da tempo) dai le tue impressioni, i tuoi preventivi e le tue idee e loro dall'alto della loro esperienza di "sentito dire" o lievi esperienze avute da amici e parenti, si sentono di dirti che il lavoro fatto da te è sbagliato...
Si, proprio questo... Ti è capitato proprio questi giorni... quando te, geometra ancora in 'costruzione', ma cono ampie esperienze in campo di rilievi interni, ti sei recato nella casa di un cliente per prendere le misure interne di una casa in via di ristrutturazione. Hai preso le misure di 2 dei 3 piani, mentre l'ultimo ti è stato dato dal cliente direttamente con le misure prese da lui (e che te, umilmente, hai preso per esatte a priori). Per le misure, ti sei armato di metro laser, proprio per evitare errori grossolani... Poi, dopo aver consegnato i disegni al cliente, ti senti dire che i 2 piani presi da te sono tutti completamente sbagliati... e non di pochi centimetri (che possono andare)... proprio di 50 centimetri per misura, circa... e 50 centimetri sono mezzo metro, ca##o... Allora prendi un'altra mattinata per andare a riprendere le misure e... sono tutte ESATTE... i due piani presi da te sono giusti... solo un errore su una stanza, ma si parla di un piccolo bagno e di 20, 40 centimetri massimo... Allora per ripicca, vai al piano preso dal cliente e prendi le misure anche lì... e le trovi tutte SBAGLIATE...
Morale: per un lavoro in cui ti viene pagato "viaggio + misurazioni + messa in pulito del disegno + stampa", ti troverai a chiedere 2 viaggi e 2 misurazioni... Perché quella mattina, potevi fare altro, invece che andare a prendere misure GIA' PRESE!!!

Poi, la seconda categoria che prendi sono gli incompetenti... Gli incompetenti, però, ti senti anche di compatirli... se uno è ignorante, spesso non è nemmeno colpa sua... Cioè, se ti arriva un signore anziano che in tutta la sua vita ha fatto l'attacca calce con un iPhone e non sa utilizzarlo, non ti puoi arrabbiare... magari ti incazzi perché lui c'ha l'iPhone (e non sa usarlo) e te no, ma non ti arrabbi per il fatto che non lo sa usare... E' ignorante, non è colpa sua...
Quelli che trovi odiosi e, soprattutto, pericolosi, sono quelli che sono incompetenti nel lavoro che svolgono!!! Sì, proprio così... come quel tecnico che ti chiede di fare un disegno, glielo porti e non sa leggerlo... come quel farmacista al quale chiedi una medicina e ti dice "ha la tosse?" ma sono medicine per la diarrea... come quel professore che ti spiega come si fa un disegno, non ti viene, ti dice "levati, ti faccio vedere" e non viene nemmeno a lui... come quella persona che lavora alla segreteria di una scuola, gli chiedi "i diplomi li avete ancora voi?" e lei "non lo so!" e allora ti chiedi 'ma se non lo sa lei, chi lo deve sapé?'... come quegli agenti immobiliari al quale fai vedere una casa da vendere, gli spieghi dei dettagli tecnici e, subito dopo, ti chiedono la stessa cosa, solo perché non sanno un ca##o e imparano le domande frequenti (classici FAQ) a memoria, senza sapere che vuol dire... come quei tecnici di computer al quale dici il problema del tuo computer mentre glielo dai da aggiustare, poi torni una settimana dopo e ti dicono che non l'hanno aggiustato, ma intanto hanno capito il problema che ha ed è lo stesso che gli avevi detto te prima...
In una espressione sola, INCOMPETENTI AL LAVORO!!

Poi arrivano i sordi! E, sia chiaro, non intendi i sordi fisici... quelli non hanno nessuna colpa e non possono che essere compatiti... Cioè, se vedi un tizio sordo con l'iPhone, non ti puoi arrabbiare perché è sordo... certo, magari ti farà rodere il culo sapere che anche lui c'ha l'iPhone e non ci può chiamare, ma magari lo sa usare per il resto... a meno che non è anziano e fa l'attacca calce... Ma tolti i casi estremi, un sordo vero, è una persona da comprendere.
Te intendi i "sordi" travirgolette, quelli che, in parole povere (e romane), "nun te stanno a sentì"!
Quelli danno veramente urto! Perché magari sei un insegnante, gli spieghi una cosa ed il perché, loro ascoltano il minimo, e quando passi al perché (che è solo di loro utilità), te dicono "lassa perdere, tanto ho capito come se fa, non me serve altro!" e poi rimangono inculati quando capiranno che gli serviva saperlo... Oppure sei un amico ascoltatore e confidente, ti confidano una cosa e te, per il bene che vuoi all'amico, gli dai la tua opinione e loro fanno, comunque, di testa loro e, al 99% delle volte, ti ritroverai a dirgli "te l'avevo detto!!"... O anche quelle persone che stanno facendo un gesto, un azione o prendendo una decisione, tu, che ci sei passato o sei più informato sui fatti, dici "non farlo per questi motivi" e loro annuiscono e... lo fanno, comunque... Oppure medici che dicono ai pazienti "non fare questo, perché ti fa male" e pazienti che tornano perché hanno fatto proprio questo e stanno male...

Queste sono le tre categorie che di senti di non sopportare...
E non riesci ad immaginare un incompetente presuntuoso che non ascolta quello che gli dici... Oppure sì?!

L'emozione ha una voce


Ci sono quei cantanti che ascolti, ti piacciono, scrivono belle canzoni e ti attirano nei loro concerti... e ne rimani deluso. E dopo averli sentiti dal vivo, rifletti e ti accorgi di quanto il computer e gli effetti possano far sembrare una voce mediocre, splendida. Rifletti e constati che i veri artisti di alcuni CD non sono i cantanti, ma i tecnici che montano, sistemano e modificano le tracce, rendendole perfette. Poi, nelle registrazioni, si prendono le parti migliori di varie registrazioni.
Ma uno spettacolo è "buona la prima"... non puoi fermarti, rifare la canzone e prendere le parti migliori delle due performance... No, il concerto è diretto... è l'espressione più diretta dell'emozione data dal canto, dalla voce... Le parole sono vuote se non dette o cantate con cuore, con quella corda che vibra nell'anima del cantante.....
E rimani deluso da cosa di dona il mondo della musica.......

Ma poi, una sera vai al concerto di un cantante.
Ti siedi e attendi con trepidazione le canzoni. Le conosci, hai i ciddì delle sue canzoni. Vuoi ascoltarle... poi, studiando da parecchio canto e chitarra, vuoi anche saggare la sua tecnica... e, avendo un cuore ed un animo sensibile, vuoi essere investito da qualche emozione... qualche, perché sei rimasto deluso tante volte, che ora te ne basta qualcuna...
E arriva l'inizio del concerto. Un inizio con solo pianoforte (non tastiera, badate bene) e uno spicchio di un'orchestra, con tanti archi e qualche strumento a fiato... E le canzoni con parole magiche cantante con cura del sentimento... E già alla prima canzone, i brividi ti pervadono la schiena.
Continua così per circa 5 / 7 canzoni. Ed ogni canzone è una 'pennata' alle corde della tua anima, che iniziano a vibrare all'impazzata, facendoti sobbalzare dai brividi.
Poi entra la band, inizia il concerto 'normale', con la band classica (chitarre, basso, batteria e pianoforte), ancora accompagnata dallo spicchi di orchestra. E le canzoni scorrono fluide, alcune tristi che ti danno amore, nostalgia, sentimento... Cantate con trasporto. E te pendi dalle note del cantante, dalle sue intonazioni, armonie. E segui con le mani i gesti che ti dirige il cuore, come se fossi te a cantare. Soprattutto, ti ritrovi a vivere un concerto come non l'hai mai vissuto...
Ma ci sono anche le canzoni ritmate, magari spinte dalla rabbia o dal divertimento. E in una sera ti senti solo, innamorato, deluso, arrabbiato, divertito, triste, nostalgico... un mix di emozioni più svariate! E tutto grazie alle parole e alla voce di un cantante.

Così capisci che un altro artista (che non chiameresti cantante per ovvi motivi) quando diceva che "l'emozione non ha voce ", forse è perché non aveva mai assistito ad un concerto del genere.
Perché l'emozione HA una voce.
E questa voce è di Francesco Renga.

giovedì 24 marzo 2011

Storia di un Dannato #2

La Fame

Ricordi! D'un tratto fui investito dai ricordi come da un TIR in corsa sull'autostrada! La mia infanzia, la mia adolescenza... e anche gli ultimi periodi di vita! Ricordai tutto e ricordai anche che...
"Sono voluto diventare io, così!" dissi, senza accorgermene. Ero ancora dentro quella stanza, la stanza dell'Abbraccio. Seduto sul tavolo/altare di marmo. Insieme a me, era rimasta solo la ragazza di ghiaccio che mi aveva portato i vestiti. Ora, per, si era tolta la tunica e sfoggiava un vestito in puro stile gotico: minigonna nera, vestito simil-vittoriano anch'esso nero... In realtà ho ricordi vaghi sulla sua presenza. Gli altri 4, invece, se n'erano andati, uscendo da una porta nascosta nel marmo che ricopriva tutta la stanza.
Io ero seduto su, con le gambe a penzoloni. L'improvviso avvento dei ricordi, mi aveva fatto girare la testa. O almeno credo fosse per colpa dei ricordi.
"Jack Wallace..." dissi, sempre senza accorgermene. I ricordi erano troppi per una volta sola e non riuscivo a tenerli tutti chiusi in me. Alcune frasi uscivano, rinfrancandomi. Come se il suono della mia voce fosse un di un mio amico.
D'improvviso, la porta si riaprì con un tonfo ed uno scricchiolio macabro. Nella stanza entrò uno sbuffo di vento che alzò un po' di polvere e... Nella stanza entrò un odore, una fragranza che mi entro nel naso e poi nell'anima. Un profumo di vivo e di vita. Nella stanza entrò l'uomo che mi aveva detto di essere un vampiro. Mi si era anche presentato come Markus, mio sire, anche se questa catalogazione non l'avevo ancora assorbita, aveva comunque un aura eterea e degna di reverenza. Insieme a lui, entrò un altro ragazzo. Aveva i capelli biondi a spazzola. Era un ragazzotto mal vestito, grassottello e, probabilmente, ubriaco. I suoi passi erano incerti e si guardava intorno con sguardo sorpreso e confuso. In mano aveva una bottiglia di qualcosa di alcolico, coperta da una busta di carta. Markus gli disse qualcosa e lui si sedette su uno scalino.
Il mio sguardo e la mia attenzione erano tutte per quel ragazzo. Lo guardavo come un affamato guarda un pollo girare e rosolarsi dentro il forno di una rosticceria. Ero così distratto nel guardarlo, che non mi accorsi di essere chiamato...
"Ehi! Jack, ci sei?!" la ragazza mi scosse con la mano, ridestandomi dai macabri pensieri di 'sangue'. Mi sentii in colpa per aver pensato ciò.
"E' normale!" mi disse Markus, come se avesse letto nei miei pensieri. Rimasi confuso e sorpreso dalle sue parole... e il mio volto doveva essere come un libro per lui, tant'è che continuò a dirmi "No, non leggo nel pensiero! Ho solo esperienza! Tutti si sentono in colpa di ciò che dovrà fare ogni notte della sua esistenza dal momento dell'Abbraccio! Ma poi capirai come farlo senza sentirti in colpa!"
"Ma... ma io non voglio uccidere nessuno! E poi, se mi 'nutro' del ragazzo, lui non diverrà come noi?" chiesi... beata ignoranza!
"Ahahah!" rise Markus. Anche la ragazza fece un risolino sommesso. Io rimasi confuso.
"No... Il ragazzo non diverrà come noi! E ti puoi anche nutrire senza uccidere!" fece una pausa in cui diventò serio "Almeno finché sarai cosciente di nutrirti!"
"Cosciente? Che intendi?" chiesi, affamato di notizie.
"Vedi, caro Jack!" spiegò Markus, sedendosi vicino a me "La nostra Dannazione non è quella di 'vivere' un esistenza da morti! Certo, non siamo vivi, ma possiamo esistere fino alla notte dei tempi! La nostra dannazione è dovuta a ciò che dobbiamo soffrire per questa nostra esistenza: la Fame! Per sopravvivere, dobbiamo nutrirci di sangue! Umano o animale, è uguale, ma noterai subito che quello umano ha un effetto milioni di volte migliore! Ma perché dobbiamo nutrirci? In fondo siamo morti e non moriremmo di fame!" fece una pausa. Aveva instillato una domanda nei miei pensieri e mi lasciò un po' per pensarci. Poi continuò "Noi ci nutriamo per mantenere la nostra coscienza! Se non ti nutrirai, uscirà fuori la Bestia!"
"Bestia?!" la mia esclamazione fu così forte, che sveglio il ragazzo ubriaco. Fortunatamente, si riaddormentò subito.
"Sì! Dentro di noi c'è una Bestia che ha bisogno di sangue. La Fame proviene da questa e, se non sarà sanata, prenderà il sopravvento! E se lo farà, ti ritroverai a pentirti per aver fatto cose che non avresti voluto fare!" spiegò ancora Markus.
"Per questo è meglio nutrirsi finché sei cosciente!" aggiunse la ragazza, parlando per la prima volta. Aveva una voce suadente, contrastante con la sua espressione gelida e rigida "Se sei cosciente, puoi nutrirti senza uccidere e senza lasciare tracce!"
Ci fu un lungo silenzio in cui io riflettei e rimuginai sulle nuove notizie. Markus e la ragazza rimasero in silenzio. In fondo, in confronto all'eternità, quel silenzio non era altro che un attimo. Dopo qualche minuto, capii che dovevo nutrirmi, almeno finché il ragazzo dormiva.
Mi avvicinai insieme agli altri due Fratelli, verso l'ubriaco. Gli scoprii il collo e poi affondai le mie zanne.
Sentii il sangue scorrere per la prima volta nel mio corpo. Era una sensazione sublime! Quella prelibatezza ematica scorreva nelle mie fauci, dandomi una sensazione degna dell'ambrosia degli dei. Sentii le forze ritornare e sentii, dentro di me, la Bestia rintanarsi nel mio profondo, soddisfatta. Nutrita. Non più affamata. Sedata la fame, lasciai il collo del ragazzo... con un po' di fatica, però. La stessa fatica che si fa a lasciar perdere... che ne so... il sesso! Ecco, per quanto poco mi ricordi delle sensazioni umane, mi sento di poter paragonare il sesso vivente all'atto di nutrimento vampirico.
"Ehi, ne lasci un bel po'!" disse la ragazza con voce suadente. Non ci feci caso. Ero troppo soddisfatto per la 'bevuta'. Anche la ragazza bevve un po'. Poi di nuovo io. E Markus. La sensazione fu talmente soddisfacente, da poterla paragonare all'orgasmo dei viventi.
Finché Markus decretò la fine. Non dovevamo uccidere il ragazzo. Non dovevamo dissanguarlo. Il suo collo era pieno di morsi. Le punture dei nostri canini allungati, rendevano il suo collo un colabrodo. La ragazza si avvicinò al collo e iniziò a leccare dove si trovavano le ferite... facendole sparire.
"Vedi Jack? Potrai nutrirti senza lasciare tracce! Il ragazzo si risveglierà in un vicolo e penserò che tutto questo sarà stato un sogno dovuto all'alcol! Non saprà mai dell'esistenza di noi Dannati. Non saprà mai dove è stato. Ma soprattutto, non saprà mai cosa gli è successo!" Le parole di Markus, riecheggiano ancora nella mia mente, come se me li avesse detti ieri "Da ora saprai Jack Wallace per l'eternità. Avrai 24 anni per sempre e ti nutrirai di queste vacche umane. Ora è iniziato il tuo Requiem eterno!"

martedì 22 marzo 2011

Storia di un Dannato #1

L'Abbraccio


Il bancone di marmo sul quale ero sdraiato, era freddo. Anche se non sono sicuro che ciò che provavo era veramente freddo. Ero nudo. Potevo percepirlo. Sentivo solo il leggero tocco di un lenzuolo che mi copriva dalle ginocchia fino al petto. Avevo le mani giunte sopra il petto. Non ricordo come ci fossero arrivate, ma le avevo così. Non ricordavo in realtà nulla degli ultimi giorni. Avevo solo dei vaghi ricordi, ma nulla più.
Ero nudo, su un tavolo di freddo marmo e avevo gli occhi chiusi. Pensai a come potessi stare in quella posizione senza sentire dolori. Il marmo ha tante qualità, ma tra queste non c'è la comodità. Appena ci pensai, iniziai a sentire un leggero dolore sulle spalle. O almeno credo fosse 'dolore'. Poteva benissimo essere una risonanza di questa sensazione troppo umana...
"Alzati Fratello!" la voce era chiara. C'era un eco innaturale nella sua voce.
Decisi di aprire finalmente gli occhi. Era tutto buio... ma potevo vedere tra le trame dell'oscurità. Riuscivo a vedere la stanza. Era rotonda e completamente di marmo. Non aveva finestre e, apparentemente, era priva anche di ingressi. Intorno a me vi erano 5 figure. Vedevo le loro sagome, ma non riuscivo a distinguerle del tutto. Mi alzai a sedere. Il piccolo lenzuolo di seta rosso che mi copriva, cadde a terra, lasciandomi completamente nudo. Ma non me ne importava.
Una delle cinque figure mi si avvicinò con dei vestiti ripiegati. Quando fu abbastanza vicina, la vidi. Era una giovane ragazza, apparentemente sulla tarda ventina. La carnagione era pallida e aveva delle vistose occhiaie, amplificate dai capelli a caschetti mori che le incorniciavano il viso. Nello sguardo aveva una indifferenza pungente. Ero nudo davanti a lei, ma non vidi né imbarazzo, né vergogna nei suoi occhi. Rimase fredda. Mi diede i vestiti e indietreggiò senza voltarsi.
I vestiti erano semplici. La maglietta era di una seta leggera viola e i pantaloni di velluto, anch'essi viola. L'indossai velocemente mentre le cinque figure rimasero completamente immobili. Sentii il riecheggiare dell'imbarazzo. Ero solito imbarazzarmi se fissato a lungo e le mie guance erano solite colorarsi di rosso. Anche stavolta mi sentii imbarazzato, ma non ne ero certo. Le mie emozioni sembravano ovattate. Erano ovattate. Niente imbarazzo, ne gote rosse.
"Come ti senti, Infante?" la domanda non aveva un mittente preciso. La stanza e l'eco erano troppo ampi per farmi capire da chi provenisse. Non capii perché fui chiamato Infante, ma era chiaro che ce l'avessero con me.
"Mi sento... vuoto!" Stranamente fu la prima risposta che mi venne in mente.
"E' normale!" mi rassicurò una voce stavolta femminile "In fondo, durante il rito, hai perso molto di te!"
"Co-cosa mi è successo?" chiesi.
"Sei stati Abbracciato!" La risposta non aveva senso per me. Provai a chiedere, ma fui preceduto da un'altra voce.
"Non hai ricordi di quello che ci hai chiesto?"
Vaghi ricordi mi vennero nella testa, interroti da un improvviso mal di testa.
"Sei stato Abbracciato! Per te ora suona un requiem infinito! Quello che eri è morto! In realtà, te stesso sei morto! E ti sei ridestato in questa nuova forma di sopravvivenza. Non sei vivo, ma non sei precisamente morto. Non cadere nell'errore di ritenerti immortale. Non sei immortale, perché sei già morto."
Crebbe in me la rabbia mista alla frustrazione. Se erano emozioni ovattate, mi posso solo immaginare come sarei stato se fossi vivo.
"Cosa cazzo dite?" strillai, girandomi per guardare tutti e cinque "Cosa diavolo sono diventato?! Lasciate perdere le stronzate e venite al dunque!"
Uno di loro si fece avanti. Un uomo, dai lunghi capelli corvini dall'apparente età di una trentina d'anni e con una carnagione cinerea.
"Mi caro, ora sei diventato un nostro Fratello!" mostrò i denti in un sorriso demoniaco. I suoi canini erano innaturalmente più lunghi "Ora sei un Vampiro! Ora sei un Dannato!"

Out of head!

Più ci si guarda intorno e più notiamo che la gente intorno a noi è fuori di testa.
E' capitato a tutti di trovarsi davanti ad atti di pura follia o di puro masochismo o altro del genere. Tra lavoro, hobbies, università, amici, eccetera, ne ho veramente viste di tutte... troppe, forse.
Ho capito che la gente crede che gli è tutto dovuto. Tutto dovuto. Loro non devono niente, ma noi dobbiamo tutto a loro. Come quando clienti telefonano alle 13:30 in ufficio... in teoria, l'ufficio è chiuso e tu non ci dovresti stare, ma impegni dilungati ti hanno trattenuto e te, con animo nobile, decidi di rispondere per evitare al cliente di sentire per il "tu tu" del telefono per le successive 10 chiamate (perché se per 10 volte non rispondi, per loro non vuol dire che magari stai a pranzo, ma che non sei arrivato alla cornetta...). Allora alzi la cornetta e rispondi. Ovviamente non chiedono di te (povero sguattero schiavo), ma chiedono il geometra o l'architetto, o il dottore, o il ragioniere... dipende da dove lavori. Rispondi che non c'è e che lo troverà nel pomeriggio. E dall'altra parte senti una lamentela che non sta né in cielo, né in terra... "So 3 giorni che chiamo e non trovo nessuno!"... Ti ci vuole tutta la pazienza e diplomazia per non riattaccare o mandare a fare in cu@o e rispondi con garbo che, se chiama alle 13:30, di solito non trova nessuno perché l'ufficio CHIUDE PER PRANZO. Ma non lo può capire anche da solo? Dobbiamo stare tutti in ufficio per aspettare le tue chiamate?!?!
Si, la gente gli è tutto dovuto. Se hanno bisogno, ti chiedono un favore e tu glielo fai volentieri. Ma, al contempo, alla gente non interessa di "dovere" agli altri. Quante volte ti sentirai dire "Scusa, non posso..." o "Scusa, ma devo..." o ancora "Me lo potevi dire prima, ormai..." seguite dalle peggiori scuse-barra-minchiate della terra! Inizi a contare quante volte già ti e successo... e perdi il conto intorno agli 8.000!
Ma poi la gente sta fuori di testa vera. Gente che ti da contro per partito preso... che, qualsiasi cosa farai, sara sbagliata! Ma anche che ti venera per partito preso, che troverà giusta ogni cosa! Ma perché? Anche te fai cose sbagliate o giuste, ogni tanto...
Gente che sogna cose improponibili, che apre una libreria a 10 metri da un'altra che si trova in quel luogo da eoni e poi si chiede, perché deve chiudere che non gli ci va nessuno... (a parte che qui c'è anche la brutta notizia che non legge più nessuno, purtroppo... ma ne riparleremo).
Oppure gente che spende barche di soldi dentro un casinò, poi vince 5.000,00 € e festeggia... ma ne hai buttati 5 volte di più!! Non hai vinto, ma sei rientrato di cinquemila!!
Gente al quale non importa dei sentimenti o delle utilità altrui... che ti parcheggia davanti al cancello dicendo "Mi sono allontanato 5 minuti!" che, primo non sono 5 minuti e, secondo, se in quei 5 minuti avevo un infarto o se avevo chiamato un'ambulanza o avevo un appuntamento al quale non potevo arrivare in ritardo?! Gente che invece ti dice cose o fa cose senza pensare che ti possa dar fastidio! Gente che si innervosisce perché qualcuno fa qualcosa che loro fanno SISTEMATICAMENTE!!!
Gente ipocrita che dice "questo non lo farei mai!" e la ritrovi 5 minuti dopo a farla. Gente che, quando tu vieni usato da qualcuno, te lo dicono incazzati "Sei scemo a farti usare così! Io avrei reagito!" e poi li vedi nella tua stessa situazione, o anche peggio... e non gli dici niente, perché, diciamolo, in fondo sei anche un po' sadico!!

Gente che ama dirti "te l'avevo detto!" e quando glielo dici te ti danno del bastardo! Ecco, con queste ultime persone ti fermi... perché, in fondo, a tutti un errore brucia... e brucia soprattutto se ce l'avevano detto... vero?! si?! Beh, ve l'avevo detto...

venerdì 18 marzo 2011

Farsi condizionare dai sogni...

"I sogni son desideri di felicità..."
Così cantava Cenerentola nella famosa fiaba Disney. Così ci hanno cresciuto mamme e papà, sin da piccoli. E questo è vero, se si intende come "sogni" quando uno dice "io sogno di andare a Miami!"... Ma i sogni veri e propri, quelli che si fanno di notte, sono desideri? No!

Per inciso, chi non vorrebbe stare a Miami?!?

Si, potrete pensare "Ma se lo sogni, vuol dire che ci hai pensato e che vuoi quella cosa!". No!
Il sogno è una rielaborazione di ciò che si osserva, pensa, nota, sente, eccetera... anche inconsciamente! Provate a sussurrare, senza quasi farvi sentire, ad un amico una cosa che lui odia... tipo "Sesso con Platinette!" (se trovate uno a cui piace sta cosa, cambiate oggetto del sesso...).

Orgasmo Volto di piacere di Platinette?

Se sarete bravi, se riuscirete a sussurrarglielo alle orecchie varie volte, senza farvi veramente capire, lui la notte avrà un'ampia probabilità di sognare di fare sesso con Platinette! E questo vorrà dire che lui desidera fare sesso con Platinette?! No! (tranne nel caso in cui a lui possa piacere questa cosa, ma vi ho detto di usare un altra persona... non mi state mai a sentire!!)

Detto questo, quanti di voi, però, pur sapendo questa cosa, si sono fatti condizionare sai sogni?! Tutti... o quasi! Perché se uno si sogna Platinette e poi si fa condizionare da questa cosa, è fortemente malato... uno a cui la cosa non piace, intendo!
Esempio, quante volte vi è capitato di sognare la vostra partner che vi tradisce?! Ehi, no... non contate... non mi serve il numero esatto... bastava un "tanto"! E cosa vuol dire?! Che vi tradisce?! Ovviamente no... oddio, potrebbe anche darsi, ma non è di un sogno che vi dovete fidare, ma dell'agente privato che avete assoldato pagandolo 3.000,00 euri!!
Perché avete sognato tale cosa? Probabilmente si è un tipo geloso, oppure si ha un amico a cui piace fare battutine allusive alle corna (bastardo...), oppure si è in crisi con il partner e si ha paura semplicemente di perderla, oppure il referto dell'agente privato assoldato e pagato 3.000,00 euri era pieno di foto osè con il tuo partner e l'amante... ok, l'ultimo esempio cancellatelo! Meglio! Se fate parte dell'ultimo esempio, conosco parecchie armerie!!!
In pratica, venite suggestionati incosciamente da ciò in qualsiasi modo... e lo sognate. E cosa fate quando sognate una cosa del genere? Ci sono 4 fasi.
La prima fase è quella di rilassamento: "Ah, era solo un sogno!"
La seconda fase è quella del dubbio: "Ma se fosse vero? Le cose coincidono!"
La terza fase è quella del rigetto: "Ma dai, che problemi mi faccio?! Era solo un sogno!!!"
La quarta dipende da che tipi siete... Potrebbe essere una fase investigativa che porta a pedinare e spiare il partner, o leggerne gli sms, eccetera("Ora assoldo un agente privato e lo pago 3.000,00 euri e vedo... tanto ho tanti amici che l'hanno fatto!!!"); una fase "incazzosa" che porterà a fare cose di cui ci si pentirà amaramente, nel momento in cui ci tornerà il senno ("TU MI TRADISCIII!!! NON NEGARE, LO SO!!! L'HO SOGNATO!"); una fase esplorativa, simile all'investigativa, ma senza aspettative ("Ma tu, mi tradiresti mai?"... che poi, che risposta vi aspettate!); una fase rinnegativa, quella migliore, perché vi renderete che era solo uno sogno e vaffancu.... ("No, ma nel sogno c'erano troppe cose che non sono reali! Si capisce!").

E il fatto del partner che ti tradisce è comparabile con un amico che ti delude, il capo che ti licenzia, la scuola o l'esame che va male, il sesso con platinette...
Ogni sogno, per quanto rimanga solo un sogno, ti porterà a cambiare alcuni tuoi comportamenti o pensieri. E spesso, porterà all'agente privato a guadagnare 3.000,00 euri... ehi, quasi quasi lascio tutto e facco l'agente privato!!!

...so 3.000,00 euri!!!

martedì 15 marzo 2011

Saggezza sperduta

Ultimamtente mi guardo intorno e ho notato una cosa! Prima l'età era sinonimo di esperienza, di saggezza. Era...
Si, uso il passato apposta, perché ora come ora, sembra che la saggezza non è più una prerogativa degli anziani, ma solo un pregio di pochi.
Lo noti quando vedi mariti 40enni che lasciano moglie e due figli per un'altra 30enne, sposata con figlio.
Lo noti quando senti parlare di uomini adulti che si sentono oppressi dalle mogli e le lasciano, senza nemmeno provare a superare insieme il problema.
Lo noti quando senti persone 50enni fare discorsi che te nemmeno quando avevi 14 anni avresti fatto.
Lo noti nel vedere su internet donne 40enni impazzire dietro a un attore ventenne o farsi tatuaggi sul corpo di un romanzo per 15enni (se non ci credete, vi metto la foto).

Insomma, mi ritrovo a notare che la saggezza è stata persa.
La cerchi negli anziani, ma molti di questi sono più preoccupati alla sopravvivenza e a far valere la propria anzianità, invece che preoccuparsi del futuro dei propri figli e nipoti.
La cerchi negli adulti, ma poi li vedi fare dei capricci che nemmeno un 20enne, a discapito, spesso, dei propri figli.
La cerchi nei ragazzi... oh mio Dio, uno che si taglia e ti "lovva", non è veramente un saggio, ma nemmeno chi "vive la vita tunztunz" è un saggio. Tuttalpiù cretini.


Allora dov'è la saggezza?! In pochi eletti. Ho trovato tanti saggi dalle età più disparate. Saggi 60enni come saggi che nemmeno raggiungono i 40.
La saggezza è data dall'esperienza, non dall'età. Perché c'è chi vive 20 anni ricchi di esperienze, e chi ne vive 80 chiuso nella propria bolla mentale.
Io non mi sento saggio, ma c'è chi sta peggio di me... e ne sono consapevole.

lunedì 14 marzo 2011

Tempo.......

Il tempo!
Raggruppato dall'uomo in anni, mesi, giorni, ore, eccetera, nemmeno perfettamente, visto il bisogno dell'Anno Bisestile, il tempo è una forza invisibile ed incontrastabile. Il tempo va avanti, senza freni. Sembra correre o fermarsi, ma, in realtà, continua inesorabile il suo cammino.

Il tempo è nemico e amico.
Il tempo sembra non bastare mai. Chi non ha mai pensato "Ci vorrebbero giornate da 30 ore!" o "Non ho mai il tempo di fare tutto quello che vorrei!". Il tempo è limitato per ogni cosa. Ogni giorno, ha un numero limitato di ore, ogni anno ha un numero limitato di giorni, ogni vita ha un numero limitato di anni.
Ma spesso sono solo scuse... Perché il tempo lo si trova! E' anche facile da trovare (è tutto intorno a noi). Con un po' di buona volontà ed organizzazione, c'è tempo per tutto.

Il tempo è guaritore.
Sembra una frase inflazionata: "Solo il tempo guarisce le ferite!". Ma in questa frase c'è una delle più grande verità di tutti i tempi. Le ferite fisiche e, soprattutto, emotive, guariscono solo col tempo. Bisogna prendersi il proprio tempo. Anche se c'è gente che velocizza questo processo. E fa male.
Una delusione, una storia andata male, un brutto colpo, una perdita... tutto guarisce col tempo. Più o meno tempo. Possono volerci giorni, settimane, o mesi, ma passerà. Non bisogna avere fretta. Anzi, bisogna aggrapparsi al tempo per non deprimersi. Perché se ti convinci che solo il tempo ti darà sollievo e risposte, guarderai lo scorrere del tempo con l'attesa di sapere e non con la rassegnazione.

Io mi ci aggrappo da tutta una vita. Tante sono le cose brutte che mi succedono attorno. Ma ogni volta, so che il tempo mi sarà vicino. Facendo pian piano passare tutte le ferite. E ogni volta, il tempo ci sarà, come un amico fidato. Mi chiuderà le ferite e mi darà occasioni e risposte, chiarimenti ed opportunità.
Perché solo chi crede nel tempo, saprà leggerne la trama.

venerdì 11 marzo 2011

C'era una volta... la storia di Abetocchio.

C'era una volta un pezzo di legno...
Il pezzo di legno voleva diventare un bambino e quando incontro un falegname, il suo sogno si avverò per metà. Divenne una marionetta, ma aveva pensieri e sogni di un bambino... si lo so, sembra una storia già raccontata, ma quello era Collodi, una storia vecchia. Ora, se permettete, fatemi raccontare questa storia... in silenzio, grazie.


Allora. Questa marionetta iniziò a girovagare per la città, ma tutti gli chiedevano il nome. Allora, visto che era fatto di quercia, si chiamò Abetocchio (a differenza di Pinocchio che era fatto, platealmente, di faggio). Abetocchio, per gli amici Lacero, girò per la città in cerca di giovani. Voleva diventare un bambino, quindi si affiancò alla gioventù di quella città.
Ma notò questa gioventù non era come si immaginava. Invece di essere tutti amici, si dividevano in gruppi. C'erano gli emo che odiavano i truzzi, che, a loro volta, odiavano i paninari, che non sopportavano i darkettoni. Abetocchio, che iniziò a farsi chiamare King Quercia, non amava queste distinzioni. La gente gli chiedeva di scegliere una fazione, ma lui non sapeva decidersi. Allora tornò dal falegname e si fece fare più grande.

Ormai grande, Abetocchio (che iniziò a farsi soprannominare Mr. Castagno) iniziò a girare per le strade della città da adulto. Dapprima ciò che vide non gli piacque. Tra le mignotte, c'erano degli alberi che stavano semi nudi vicino alla strada. Queste oscenità non erano un bel vedere, ma, fortunatamente, nella città il verde non c'era, quindi fu più tranquillo. Le mignotte però erano rimaste...
Incominciò a vedere tante persone. Tanta gente... Gente che correva da una parte all'altra. Questi, a differenza dei giovani, non gli chiedevano né il nome, né di scegliere una fazione. Semplicemente perché non se lo filavano di pezza. Abetocchio si sentì solo. Ma non poteva diventare ancora più grande. Allora scelse di diventare più importante.

Così Abetocchio fu catapultato tra la gente importante. Quindi, tra i calciatori... ma non sapeva giocare bene. Diciamo che era un pezzo di legno in campo, quindi lasciò perdere. Fece un passo indietro sulla scala dell'importanza e divenne un tronista... ma per lui si presentarono solo tarli e picchi. Avrebbe voluto entrare nel GF, ma lì di pezzi ve ne erano tanti... anche se non di legno.
Così divenne un politico. Ma anche la politica non gli piacque. Però imparò parecchie cose. Imparò che la gente si approfitta del potere e ruba. Solo uno faceva differentemente. Uno non si approfittava del paese, perché, in fondo, il paese era già suo. Era dappertutto, aveva un po' di tutto. Tutti avevano avuto rapporti con lui. Soprattutto alcuni... anzi, alcunE. Così scelse di imparare da lui. Ma non ne era all'altezza. Quindi tornò dal falegname e si fece impiantare un pezzo in più... dai che ci siamo capiti... si quel pezzo... il "cavalletto", diciamo.

Così divenne un amatore. Abetocchio fu conosciuto come "Vischio dell'Ammore". Conobbe, in senso biblico, tanti bei pezzi, anch'esse non di legno... cambiate la prima e l'ultima con una F e una E... va beh, ve devo dire tutto???
Comunque, conobbe tante belle ragazze. Ma capì che, da buon pezzo di legno, non era una cosa per lui. Solo che, con le ragazze, conobbe un'altra cosa. Una cosa che lo faceva sentire "diverso". Conobbe la droga. Così iniziò a essere un drogato.

Iniziò con le canne, ma bruciare non era per lui... soprattutto quando il falegname gli dovette rifare la faccia. Allora iniziò con la cocaina... ma non aveva narici. Così iniziò a bucarsi... ma non con eroina: con l'anti tarlo. Si strafaceva di antitarlo dalla mattina alla sera.
Ma vide i suoi compagni drogati cosa diventavano e non gli piacque nemmeno quello. Oddio, l'anti tarlo, in fondo, era utile... ma non gli piaceva ritenersi un drogato.

Così, capì che, del mondo degli umani, non gli piaceva niente. Così tornò dal falegname e gli chiese di tornare ad essere un pezzo di legno.
Lo ri divenne... fu una buona brace per il falegname e tutti i suoi amici.

Solo, per colpa mia...

Mia madre dice sempre una cosa "Se la tristezza ti coglie, non farti trovare a casa!"
E' una di quelle poche cose che vale la pena seguire ed ascoltare... ed è strano sentirla dire da mia madre. Ma, che sia completamente farina del suo sacco o no, è una delle frasi che, nella vita, ho sempre seguito...

Oddio, non sono uno che segue qualsiasi frase filosofica o aforisma che ascolta. Seguo quelle che rispecchiano la mia vita...
Questa frase, però, mi ha salvato spesso e volentieri. Ogni persona ha i suoi momenti no. Quei giorni tristi, in cui si viene assaliti dallo sconforto. Quei giorni in cui ci si sente tremendamente soli.
In quei tiorni ci si ritrova spesso sul proprio letto, a pensare e ripensare ai propri errori, alla vita e alle delusioni. Sbagliato!
Quando si passa questi periodi, casa dovrebbe essere l'ultimo luogo in cui farsi trovare. Uscire per svagarsi, per chiacchierare con gli amici, per non pensare...

Ma non sempre è facile... No, non pensare, ma uscire. Ci sono quei momenti in cui sembri stare bene e te ne convinci, poi ti ritrovi il venerdì sera da solo a casa e allora inizi a pensare veramente a quante delusioni...
Non siamo soli... abbiamo amici che ci confortano... amici che saranno presenti il più possibile, ma non sempre. Anche gli amici hanno le loro vite, e non si può chiedere sempre loro di essere presenti...

Forse tutto questo è anche colpa mia... Ogni volta mi sento dire "Ma perché non mi hai chiamato?" eccetera... ma io ho questa sensazione sempre di essere di troppo. Di dare fastidio, di interrompere qualcosa... Ogni volta che voglio andare a trovare qualcuno, sento sempre se gli fa piacere, se disturbo e se posso... sempre se riesco a trovare il coraggio di chiamarlo.
E così, per paura di disturbare, mi ritrovo a stare da solo a casa, a compatirmi per non aver chiamato nessuno...

martedì 8 marzo 2011

Libero da costrizioni (Ovvero, la vera utilità di un Blog)

Mi stavo chiedendo tempo fa, perché ho fatto il blog con "Foto della Settimana", "Video della settimana", "Film della Settimana", eccetera...?
Per darmi un ordine e per costringermi a postare almeno una cosa al giorno...
Ma questo ordine mi dava soddisfazioni? Sinceramente... No!!
Perché se per caso sento una canzone il lunedì, perché devo aspettare mercoledì per postare le mie impressioni su questa canzone? Se vedo un film domenica, perché devo aspettare il sabato successivo per scrivere la recensione?
Libertà! La libertà di scrivere quello che voglio... Non avevo iniziato così sul primo post? Per carità, il blog è super attivo, con 44 post nel mese di febbraio (che è, per giunta, il più corto)... Ma spesso mi trovavo a scrivere perché dovevo scrivere...
Allora il cambio: scrivere quando voglio e quello che voglio... Col rischio di non scrivere niente per giorni, magari, ma con la consapevolezza che quello che scrivo ha un valore, ha un corpo, ha un significato...
Tolto l'ordine, cambiate le etichette, ecco che mi sono liberato dalle costrizioni settimanali, giornaliere... E a scrivere quello che voglio al momento...

Cosa serve per essere felici...


Cosa serve per essere felice? Cosa serve per essere completamente felice?

Una volta pensavo ci volesse la libertà!
La libertà di fare ciò che si vuole, senza avere costrizioni. Quando sei libero, sei il padrone del mondo. Puoi fare quello che vuoi e dire quello che vuoi e pensare quello che vuoi e provare quello che vuoi. Non hai costrizioni, non hai obblighi, non hai limiti. La felicità poteva essere data dalla liberta... ma ero solo. La libertà ti libera dalle costrizioni, ma ti porta alla solitudine. Un amico, un parente o un amore ti porterebbe solo costrizioni.
Quindi, per essere completamente felici, serviva essere completamente liberi? No!

Allora ho pensato che bisognava essere assolutamente altruisti!
Si, dare tutto di se per rendere felici gli altri. Vedere il sorriso nel volto altrui e sapere di essere la causa di quel sorriso. E cibarsi di questi sorrisi a sorsi, come se fosse acqua. Sapere di essere d'aiuto, sapere di fare la differenza. Questo poteva essere felicità... se non fosse che l'altruismo va proprio a discapito di essa. Dare tutto agli altri vuol dire non dare niente a se stessi. E anche se dare può dare un'ombra di felicità, la vita di noi stessi rimarrà vuota.
Quindi dare tutto solo agli altri ci rende completamente felici? No!

Allora perché non la ricchezza!
Si, la ricchezza. Poter avere tutto ciò che si desidera. Soddisfare ogni nostro piccolo capriccio. Darci piccole briciole di felicità, comprando ciò che ce la può procurare. Certo, piccole briciole di felicità... ma solo briciole. Perché alla fine, avere oggetti o regalare oggetti può rendere felici, ma spesso una piccola cosa fatta con tanto cuore può dare molta più felicità di mille regali vuoti.
Quindi i soldi danno la completa felicità? No!

Allora l'amore da la felicità!
Si, l'amore ti porta in paradiso. Ti fa vedere il mondo in un altro modo. Un modo più roseo. Ti renderà il mondo più luminoso. Ti renderà la vita più piena... ma non completa. L'amore può finire. E non si può vivere di solo amore. Serve anche l'amicizia. Che comunque non sarà mai coinvolgente come l'amore. Quindi serviranno sempre entrambi, mai da soli.
Quindi l'amore solo può dare la felicità? No!

Allora ho capito cosa è veramente la felicità. La felicità è essere liberi, ma dandosi dei limiti; è essere altruisti, pensando anche a se stessi; è togliersi qualche sfizio, ma non puntare solo sulle cose materiali; è vere l'amore, ma avere anche grandi amicizie...
La felicità è l'equilibrio di tutto questo.
La felicità è equilibrio.

giovedì 3 marzo 2011

Scrivi a comando

Non è facile scrivere a comando. Non è facile inventarsi una cosa solo perché la si vuole inventare...

Per esempio, io ho sempre scritto qualcosa. Alcune persone hanno pianto per le mie parole (in senso positivo), ma quelle parole sono sempre state scritte senza premeditazione. Sentivo di scrivere e scrivevo. Quante volte ho sentito di scrivere e non l'ho fatto. Per pigrizia o per mancanza di tempo o, soprattutto, per mancanza di un posto dove scriverle... Ora ce l'ho.. ho creato il mio spazio, il mio blog.. E non trovo idee da scrivere...
Mi è successo anche altre volte con altre cose... Vedevo posti bellissimi, da fotografia, senza avere a portata di mano una macchinetta... ora la porto dietro e... niente!
Vedevo video su youtube e mi venivano in mente scenette... Ho il canale youtube, ho messo 3 video e... niente!
Mi venivano in mente tanti motivetti interessanti... Imparo a scrivere musica e... niente!

Forse anche una sorta di montatura... Io scrivevo perché volevo scrivere... Mi sono sentito fare degli elogi, e ora quello che scrivo risulta forzato (almeno lo risulta a me).
Quando posso, non riesco a scrivere e fare niente... O forse sono io che mi limito... Penso che le cose più belle vengono fuori quando le pensi e ti vengono sul momento, non quando decidi di farle... Come le foto: le foto più belle sono quelle "al naturale", dove il soggetto non sa di essere fotografato e si comporta normalmente... Mentre le foto "progettate" non sono altro che ammassi di sorrisi forzati (per questo, cari amici, faccio foto di sorpresa)... E questa dottrina (datami da mio padre) mi fa vedere tutto quello che progetto come cavolate...

Non so il motivo... ne ho dati alcuni, tutti plausibili...
L'unica cosa che so è che non so scrivere a comando!!!

martedì 1 marzo 2011

Notte dei Perché

Nella vita ci si affanna tanto per soddisfare alcuni desideri. Si mettono i soldi da parte per comprarsi un determinato oggetto, si fa una dieta per raggiungere un determinato peso, si studia per avere un determinato titolo...
Ma perché? Spesso mi chiedo perché si fanno alcune cose.
Perché dovrei comprare quell'oggetto? Mi servirà o lo voglio per alzare un livello sociale? E che mi importa di alzare il livello sociale? Rispetto a chi? Tante domande dietro un acquisto. Lo voglio... volere basta? Non sempre basta volere...
Perché devo fare la dieta? Per stare bene con me stesso? Ma in fondo non stavo bene prima della dieta, che potevo mangiare quello che volevo? Allora lo faccio per qualcuno... Per chi? Perché?
Perché studio questa determinata cosa? Che voglio fare da grande? Le due cose coincidono? E lo faccio per me o per gli altri? Per accontentare qualcuno? O per sentirmi parte di un sistema?

Con i perché crescono i dubbi e i pensieri... Quindi ci rimane solo di continuare a penarsi coi dubbi... O magari distrarsi e non pensare più, fino a quando la risposta ai nostri perché sarà più chiara...