martedì 6 settembre 2011

Un incontro lungo un sogno

Questo racconto è preso da un sogno fatto stanotte. Le due canzoni citate nel testo sono Quel posto che non c'è e Lontra brucia dei Negramaro. Canzoni che mi sono venute in mente proprio durante il sogno. Spero che una cosa del genere, mi capiti sul serio... un giorno...








“Ehi! Ehi! Giò!!” la voce di Mauro era imponente, tanto da sovrastare i rumori della piscina dei bambini.
Giovanni era sdraiato sul suo lettino, preso nella lettura di un romanzo. Non si era nemmeno tolto la maglietta. Appena arrivava in piscina, si chiudeva nel suo libro, mentre Mauro e Caterina si divertivano. La coppia era vispa e allegra, ma entrambi conoscevano la situazione di Giovanni: quel viaggio era stato progettato per quattro persone. Due coppie. Numero pari. Non dispari.
Invece, un mese prima della partenza, il numero era passato da quattro a tre. Dopo un periodo cupo, Giovanni si era lasciato. Non volendo dividere la stanza con qualcun altro, partirono solo in tre, ma, in fondo, per Mauro e Caterina era quasi un viaggio in coppia.
“Che c’è?” chiese Giovanni al suo amico con tono scocciato. Mauro era il suo migliore amico, si conoscevano da quando avevano solo quattro anni. Era l’amicizia perfetta: spesso non si sentivano per periodi lunghi, ma, quando si rincontravano, non si accusavano di niente. Anzi, dopo periodi lunghi, avevano solo tante cose da raccontarsi. E, comunque, potevano sempre far affidamento l'uno sull'altro.
“Vieni a fare aquagym?” chiese Mauro. La richiesta aveva un secondo fine, Giovanni l’aveva capito dallo sguardo dell’amico.
“No, sto legg…”
“Vieni sbrigati!” lo interruppe Mauro, prendendolo di forza per un braccio e alzandolo dal lettino. Le persone nei lettini vicini, iniziarono a gustarsi la scena o a sbuffare per il frastuono “E levati anche questa maglietta!” continuò Mauro mentre, come un padre, levò l’indumento all’amico.
“Andiamo, venite!” disse da lontano Caterina, facendo segno con la mano da dentro la piscinetta bassa nella quale si sarebbe svolta la ginnastica acquatica.

In poco tempo, i tre si ritrovarono dentro l’acqua. Mauro e Caterina sorridevano sottecchi tra di loro. Giovanni non si spiegava ancora il perché.
Arrivò l’insegnante di aquagym. Una bella ragazza. Atletica, un bel viso incorniciato da lunghi capelli biondi. Il fisico era sensuale e sinuoso, ben fatto. Gli occhi erano dei fari azzurri. Una bella, bella ragazza… che, però, non suscitò niente in Giovanni.
Le risatine della coppia aumentarono. Giovanni iniziò a pensare che l’avevano portato lì per fargli vedere l’insegnante. Era una bella ragazza, ma non era quello che cercava Giovanni.
“Ehi, ragazzi! Io torno al lettino!” disse, sbattendo la mano sulla spalla di Mauro.
“No, no! Aspetta!” iniziò a dire Mauro, insistente “E’… è che ti volevamo far conoscere una ragazza!”
“Sì, l'ho capito! Ma non mi piace!” disse Giovanni.
“Ma come fai a dirlo se…” Giò non ascoltò le parole di Mauro e si voltò per dirigersi verso le scalette.
STONK!
Girandosi di scatto, quasi ad occhi chiusi, Giovanni non si accorse che, poco dietro di se, vi era qualcun'altro. Cadde un attimo in acqua, ma la piscina era bassa e non si fece troppo male. Si asciugò il viso e aprì gli occhi.
“Ehi, scusa!” disse una voce dolce femminile. Giovanni la guardò. Era una ragazza non tanto alta, con capelli corti neri e due occhi grandi e scuri. Le guance un po’ pronunciate, il corpo non scultorio come l’insegnante… ma furono il viso gentile e lo sguardo dolce che colpirono Giovanni, anche più della botta ricevuta. Il ragazzo rimase a fissarla e lei arrossì.
“Giò, lei è Linda!” disse Mauro, sorridendo.

Più tardi, Giovanni e Linda si ritrovarono (spinti da Caterina e Mauro) sotto la pineta del campeggio. C’erano i giochi per i bambini, ma ora erano vuoti. I due camminavano, scambiando poche timide parole. Giovanni aveva le mani nelle tasche del costume e le spalle alte, mentre linda camminava con le mani raccolte dietro la schiena, guardando in alto.
“Il tuo amico mi ha detto che sei stato lasciato da poco!” disse Linda, rompendo il ghiaccio.
“NO! No… cioè, sì! In realtà sì!” Giovanni era tutto rosso. Per la prima volta non aveva pensato alla sua ex.
“Anche io sono stata lasciata! Ma un bel po’ di tempo fa!” continuò Linda
“Ah, mi dispiace!” riuscì a dire soltanto il ragazzo. Tornò il silenzio. Giovanni aveva tante domande da fare, ma la sua dannata insicurezza lo lasciava muto.
D’un tratto, una musica. Una canzone di un gruppo italiano, molto famoso. Una canzone poco conosciuta di uno dei loro vecchi CD. Una canzone che Giovanni amava tanto… ma a suonarla era il cellulare di Linda. Il ragazzo la guardò, spalancando gli occhi.
“Scusa!” disse lei, mentre tirava fuori il cellulare dalla tasca.
…chi l'avrebbe detto prima che io un giorno sarei andato dietro a te…” Giovanni iniziò a canticchiare la canzone. Studiava canto ed era anche parecchio bravo, ma era troppo timido e non si vantava in giro della sua voce... sbagliando. Non era mai stato il tipo per intraprendere la carriera del cantante famoso. A lui piaceva solo fare musica, suonare, cantare... e, ultimamente, anche insegnare.
Linda rimase sbalordita. Amava quella canzone e Giò la conosceva. In più, la cantava. Rimase incantata dalla voce del ragazzo. Non rispose alla chiamata e lasciò la canzone andare avanti. Voleva continuare a sentirlo. Giovanni chiuse gli occhi e continuò
…e vorrei amarti poi senza, senza nemmeno conoscerti e intanto Londra brucia intorno a noi…
La chiamata terminò. Si alzò un leggero vento e alcune foglie di un faggio lì vicino iniziarono a cadere. Erano lì, insieme. Attorno a loro, le foglie rosse “fuoco” volteggiavano. Si guardavano. E si piacevano. Chi l’avrebbe mai detto? La canzone era capitata nel momento giusto, sbloccando la situazione di imbarazzo. E sbloccando anche i loro pensieri. Entrambi avevano capito: erano degli estranei, ma volevano conoscersi. E la paura di lasciarsi troppo andare, col rischio di soffrire, svanì.
Non era attrazione fisica. Entrambi erano abbastanza sensibili da non cadere sul banale. La loro attrazione era strana, diversa, proveniente da qualcosa di più profondo. La ragazza non era la forse più bella del mondo, ma, in quel momento, per Giò lo era. Lei aveva un’aura di dolcezza che riusciva a sciogliere la sua scorza di timidezza. Anche Linda non era una superficiale, ma la voce del ragazzo le aveva riacceso nell’animo una scintilla ormai spenta da qualche anno.
Non era attrazione fisica. Non era sesso. La loro era voglia di dolcezza reciproca. Voglia di affetto. Voglia di un abbraccio.
Si abbracciarono, mentre una folata di vento li investì. Passò meno di un minuto, ma per loro quella folata e quell’abbraccio durarono un’eternità. Mentre si allentarono la presa, Linda diede d’istinto un bacio sulla guancia di Giovanni. Rimasero abbracciati, guardandosi occhi negli occhi.
…Occhi dentro occhi e prova a dirmi se…” cantò Giovanni. Era un’altra canzone dello stesso gruppo. Linda sorrise. Poi tornarono seri. Ci fu un po’ di silenzio. Silenzio in cui Giovanni pensò a tante domande da farle e tante belle frasi da dirle. Ma non riuscì.
“Vorrei dirti tante cose, ma non ci riesco…” disse, improvvisamente. Linda sorrise, ma non disse niente. Continuarono a guardarsi, occhi negli occhi.
“Ti prego, continua!” chiese lei con un alito di voce.
Con un colpetto di tosse, Giò si schiarì la voce e poi continuò la canzone iniziata prima.
...potessi trattenere il fiato prima di pensare avessi le parole quelle grandi per poterti circondare di quello che di me bellezza in fondo poi non è…
Continuò, cantando tutto il resto della canzone. Sul finale ci fu un’altra folata di vento che investì i ragazzi, quasi accarezzandoli. I due si guardarono negli occhi. Quelli di Linda erano lucidi. Quelli di Giovanni erano persi nell’anima della ragazza. Era un momento magico. Il silenzio che c'era tra loro era riempito dal battito dei loro cuori. Entrambi cedettero. E ci fu un bacio. Non un bacio sensuale, non un bacio con la lingua. Un normale bacio a stampo, labbra contro labbra, bocca contro bocca. Dolce e lungo, a sostituzione di tutte le parole inutili e banali che avrebbero potuto dire. Parole che avrebbero reso sciapo quel momento. Parole che era inutile dire. Soprattutto in quel momento. Soprattutto ora.

E poi mi svegliai…

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