martedì 22 marzo 2011

Storia di un Dannato #1

L'Abbraccio


Il bancone di marmo sul quale ero sdraiato, era freddo. Anche se non sono sicuro che ciò che provavo era veramente freddo. Ero nudo. Potevo percepirlo. Sentivo solo il leggero tocco di un lenzuolo che mi copriva dalle ginocchia fino al petto. Avevo le mani giunte sopra il petto. Non ricordo come ci fossero arrivate, ma le avevo così. Non ricordavo in realtà nulla degli ultimi giorni. Avevo solo dei vaghi ricordi, ma nulla più.
Ero nudo, su un tavolo di freddo marmo e avevo gli occhi chiusi. Pensai a come potessi stare in quella posizione senza sentire dolori. Il marmo ha tante qualità, ma tra queste non c'è la comodità. Appena ci pensai, iniziai a sentire un leggero dolore sulle spalle. O almeno credo fosse 'dolore'. Poteva benissimo essere una risonanza di questa sensazione troppo umana...
"Alzati Fratello!" la voce era chiara. C'era un eco innaturale nella sua voce.
Decisi di aprire finalmente gli occhi. Era tutto buio... ma potevo vedere tra le trame dell'oscurità. Riuscivo a vedere la stanza. Era rotonda e completamente di marmo. Non aveva finestre e, apparentemente, era priva anche di ingressi. Intorno a me vi erano 5 figure. Vedevo le loro sagome, ma non riuscivo a distinguerle del tutto. Mi alzai a sedere. Il piccolo lenzuolo di seta rosso che mi copriva, cadde a terra, lasciandomi completamente nudo. Ma non me ne importava.
Una delle cinque figure mi si avvicinò con dei vestiti ripiegati. Quando fu abbastanza vicina, la vidi. Era una giovane ragazza, apparentemente sulla tarda ventina. La carnagione era pallida e aveva delle vistose occhiaie, amplificate dai capelli a caschetti mori che le incorniciavano il viso. Nello sguardo aveva una indifferenza pungente. Ero nudo davanti a lei, ma non vidi né imbarazzo, né vergogna nei suoi occhi. Rimase fredda. Mi diede i vestiti e indietreggiò senza voltarsi.
I vestiti erano semplici. La maglietta era di una seta leggera viola e i pantaloni di velluto, anch'essi viola. L'indossai velocemente mentre le cinque figure rimasero completamente immobili. Sentii il riecheggiare dell'imbarazzo. Ero solito imbarazzarmi se fissato a lungo e le mie guance erano solite colorarsi di rosso. Anche stavolta mi sentii imbarazzato, ma non ne ero certo. Le mie emozioni sembravano ovattate. Erano ovattate. Niente imbarazzo, ne gote rosse.
"Come ti senti, Infante?" la domanda non aveva un mittente preciso. La stanza e l'eco erano troppo ampi per farmi capire da chi provenisse. Non capii perché fui chiamato Infante, ma era chiaro che ce l'avessero con me.
"Mi sento... vuoto!" Stranamente fu la prima risposta che mi venne in mente.
"E' normale!" mi rassicurò una voce stavolta femminile "In fondo, durante il rito, hai perso molto di te!"
"Co-cosa mi è successo?" chiesi.
"Sei stati Abbracciato!" La risposta non aveva senso per me. Provai a chiedere, ma fui preceduto da un'altra voce.
"Non hai ricordi di quello che ci hai chiesto?"
Vaghi ricordi mi vennero nella testa, interroti da un improvviso mal di testa.
"Sei stato Abbracciato! Per te ora suona un requiem infinito! Quello che eri è morto! In realtà, te stesso sei morto! E ti sei ridestato in questa nuova forma di sopravvivenza. Non sei vivo, ma non sei precisamente morto. Non cadere nell'errore di ritenerti immortale. Non sei immortale, perché sei già morto."
Crebbe in me la rabbia mista alla frustrazione. Se erano emozioni ovattate, mi posso solo immaginare come sarei stato se fossi vivo.
"Cosa cazzo dite?" strillai, girandomi per guardare tutti e cinque "Cosa diavolo sono diventato?! Lasciate perdere le stronzate e venite al dunque!"
Uno di loro si fece avanti. Un uomo, dai lunghi capelli corvini dall'apparente età di una trentina d'anni e con una carnagione cinerea.
"Mi caro, ora sei diventato un nostro Fratello!" mostrò i denti in un sorriso demoniaco. I suoi canini erano innaturalmente più lunghi "Ora sei un Vampiro! Ora sei un Dannato!"

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